Una struttura dell'Università alla bocca di porto di Chioggia per far riprodurre le seppie

Mercoledì 14 Aprile 2021 di Roberto Perini
Seppia

CHIOGGIA - Gli scienziati del Dipartimento di Biologia dell'Università di Padova appronteranno al più presto una struttura subacquea destinata a raccogliere e facilitare la schiusa delle uova delle seppie che, in primavera, entrano in laguna per accoppiarsi e riprodursi. Il sistema che dovrebbe indurre i molluschi a depositarvi le uova in tutta sicurezza sta per essere collocato accanto alla scogliera che protegge la bocca di porto di San Felice.
Lunga all'incirca 120 metri, la struttura consisterà in un cavo tenuto a galla da alcuni gavitelli, cui saranno appese parecchie cime di cordame sulle quali le seppie poterebbero applicare le uova. Al riparo dalle insidie, gli embrioni dovrebbero potersi sviluppare sino alla schiusa. La Capitaneria ha già diffuso un'ordinanza affinché nulla abbia a turbare l'esperimento, di fondamentale importanza per i pescatori che, da parecchi anni ormai, segnalano la progressiva riduzione di numero di quei molluschi, abbondantissimi sino ad una ventina d'anni or sono.
E' opinione comune che le seppie abbiano smesso di riprodursi facilmente durante la migrazione in laguna a causa dei lavori del Mose. Si tratta, comunque, di una congettura. Sotto accusa, anche il gran numero di nasse, spesso abusive, adibite alla cattura degli esemplari adulti di passaggio durante la fase degli accoppiamenti.
Si tratta di gabbie metalliche sorreggenti una rete; contengono foglie di vegetali che attraggono le prede; sono dotate di una sorta di imbuto che funge da trappola.

Quando vengono salpate appaiono sempre ampiamente ricoperte d'uova destinate giocoforza al peggio. Nella primavera del 2018, la seppie furono anche falcidiate dal freddo fuori stagione. Secondo i pescatori, una cospicua quantità di molluschi non sopravvisse dopo aver migrato nelle acque lagunari, divenute improvvisamente troppo fredde rispetto a quelle del mare aperto. Il buràn flagellò il litorale veneto proprio nei giorni in cui i pochi molluschi sopravvissuti ad una precedente ondata di maltempo non erano ancora riusciti ad accoppiarsi.


LA SITUAZIONE
Da allora, stando ai pescatori, la situazione non è più migliorata. Prova ne sia che nel luglio del 2019 le seppioline nate in laguna, regolarmente catturate furono quotate a peso d'oro: ben 192 euro al chilo. Se le aggiudicarono alcuni compratori professionali che, a quanto pare, le avrebbero poi rivendute ancor più care a buongustai particolarmente facoltosi. La maggior parte dei ristoratori rinunciarono all'acquisto perché la clientela non sarebbe stata disposta a spendere svariate decine di euro un piccolo assaggio. Nonostante l'alto prezzo, dalla vendita delle poche casse sbarcate al mercato, i pescatori riuscirono a malapena a rifarsi delle spese per il carburante. L'importanza dell'esperimento scientifico in atto è, dunque, più che evidente.
 

Ultimo aggiornamento: 11:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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