Ex Umberto I, nuove ombre

Sabato 11 Gennaio 2020 di Elisio Trevisan
L'area dell'ex ospedale Umberto I
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Per l’area dell’ex Umberto I si deve ripartire da zero. Questo in sintesi hanno comunicato i tecnici al sindaco che, preoccupato per l’assenza di notizie sui 5 ettari inutilizzati nel cuore della città, ha chiesto una relazione dettagliata ai responsabili di Urbanistica e del Patrimonio. Luigi Brugnaro ha voluto capire nei dettagli che prospettive si aprono, anche perché è dal 2008, l’anno in cui l’ospedale civile è stato chiuso e trasferito nella nuova sede dell’Angelo, che quegli spazi sono abbandonati e, a parte il parcheggio temporaneo diventato indispensabile per il centro, meta di sbandati e spacciatori. Il risultato della ricognizione, dunque, è che sia per il Gruppo Alì sia per il Comune si rischia di dover ripartire da zero, e quindi i tempi per una riqualificazione potrebbero spostarsi ancora in avanti non si sa di quanto. E nel calderone che aspetta i protagonisti alla partenza c’è di tutto: i progetti della famiglia Canella, che ancora non si conoscono (a parte idee su un supermercato da 2500 metri quadrati, residenze, un grande parcheggio, servizi e verde pubblico), i cinque padiglioni e l’area verde lungo il Marzenego che, in base alla convenzione, dovevano essere consegnati al Comune gratuitamente, e pure il parcheggio temporaneo a raso da circa 500 posti che è diventato fondamentale per garantire l’accesso a piazza Ferretto e dintorni per gli automobilisti che vengono da fuori città a trascorrere qualche ora, con famiglie e amici, a cena, al cinema, a vedere mostre o a fare acquisti. Ebbene anche quel parcheggio è a rischio: lo si sapeva già quando il 5 aprile 2014 la proprietà di allora aveva ceduto l’area al Comune con un contratto di comodato con l’accordo che il pubblico avrebbe potuto utilizzarla fino a che il privato non avesse iniziato a costruire i nuovi edifici. La proprietà, però, è cambiata e il gruppo Canella potrebbe rivolere indietro il terreno prima ancora di aprire i cantieri.
I primi documenti pubblico-privati risalgono al 2010 quando il Consiglio comunale, dopo che la società trentina Dng aveva acquistato i 5 ettari dall’Ulss 12 per 54 milioni di euro, approvò il Piano di recupero di iniziativa pubblica e il 16 luglio il Comune sottoscrisse dal notaio la prima convenzione urbanistica. Il 12 novembre 2013 pubblico e privato avevano firmato un Protocollo d’intesa che prevedeva la cessione gratuita al Comune di verde e degli ex padiglioni storici non demoliti, in cambio di una serie di Varianti urbanistiche che avrebbero consentito a Dng di cambiare il piano che prevedeva troppi nuovi appartamenti che, in seguito agli effetti della crisi immobiliare del 2007 e 2008, rischiavano di restare invenduti. In cambio della cessione al Comune di 1,3 ettari di verde pubblico, degli ex padiglioni Pozzan, De Zottis, Cecchini, dell’ex Casa delle suore, della chiesetta neogotica e dell’ex Direzione sanitaria su via Antonio Da Mestre, Dng ha ottenuto un’edificabilità massima di 63.480 metri quadrati, suddivisi tra 16 mila metri quadrati di commerciale, 8.700 metri quadrati di alberghiero, 38.780 metri quadrati di residenziale, direzionale e attrezzature collettive (dei quali non meno di 2500 metri per edilizia convenzionata). Le Varianti sono state tutte approvate e sono operative, e il 7 marzo 2017 il Comune aveva inviato al notaio la documentazione completa per acquisire gli immobili e il verde ma le banche hanno bloccato l’operazione vantando ipoteche a garanzia dei finanziamenti che avevano concesso a Dng per acquistare l’area. Quindi la nuova convenzione non è stata sottoscritta. E adesso che l’area è stata acquistata all’asta fallimentare per 26 milioni e mezzo di euro dal Gruppo Alì di Francesco Canella, che cosa accadrà? I tecnici dell’Amministrazione Brugnaro hanno stabilito che il Gruppo Alì potrà presentare un nuovo progetto complessivo e che quindi, di conseguenza, le previsioni urbanistiche potranno essere completamente riviste rivedendo le capacità edificatorie, le destinazioni urbanistiche e i relativi standard urbanistici. In definitiva, dunque, si riparte da zero: da un lato il privato, quando sarà pronto, presenterà il suo piano per quei 5 ettari, dall’altro il Comune dovrà rispondere a quelle richieste pretendendo che il progetto risponda anche all’interesse pubblico su un’area così strategica per la città. Così i padiglioni e il verde pubblico promesso dalla precedente proprietà tornano in gioco e, con essi, pure la quantità di posti auto da destinare ad uso pubblico. Tenendo presente che ogni nuova Variante dovrà passare per forza di cose tutta una nuova procedura autorizzativa e il vaglio del Consiglio comunale. Il Gruppo Alì ha vinto l’asta a luglio dell’anno scorso e di strada da fare ce n’è ancora parecchia per arrivare al dunque.
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