Ulss venete, frode nelle forniture, ritirate 1.500 pompe: «Dispositivi non sterili»

Martedì 13 Aprile 2021 di Angela Pederiva
foto di repertorio
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VENEZIA Sembrava un problema limitato a 1.300 pompe infusionali, ritirate in tutta fretta e ricomprate con altrettanta rapidità, benché con una spesa di oltre 2 milioni di euro da parte di Azienda Zero. Invece ha assunto contorni ben più inquietanti l'allerta sanitaria diramata dal ministero della Salute, a proposito della mancata sterilizzazione degli strumenti forniti agli ospedali del Veneto e del resto d'Italia da un colosso svizzero. I carabinieri del Nas di Milano hanno effettuato un'ispezione nella ditta di Monza che avrebbe dovuto garantire l'attività di decontaminazione, scoprendo che avrebbe invece falsificato per anni i relativi certificati, oltretutto su una sterminata serie di dispositivi medici e diagnostici, fabbricati anche da almeno altre cinque imprese: quattro dirigenti sono stati denunciati e ora la Regione, parte lesa nella vicenda, si trova a dover verificare gli eventuali effetti della frode sui pazienti interessati dall'utilizzo dei materiali.
L'ALLARME
Dunque a rischio non sarebbero state solo le apparecchiature, realizzate dalla BD Switzerland, che erano state acquistate dal Veneto per consentire le somministrazioni e le trasfusioni endovenose nelle Terapie intensive e nelle sale operatorie. Quello era stato l'allarme lanciato dal produttore e ripreso dal ministero il 15 marzo, tanto che nel giro di una decina di giorni Azienda Zero aveva dovuto deliberare la cessazione dell'utilizzo delle pompe in dotazione e l'affidamento «in estrema urgenza» di una nuova acquisizione, ad altri operatori economici, con un esborso di 2.128.959,61 euro. Tutto perché, come spiegava il direttore generale Roberto Toniolo, la terzista Steril Milano aveva «intenzionalmente falsificato della documentazione relativa al processo di sterilizzazione». Ora però emerge che l'11 marzo anche i fabbricanti Cid, Tipromed, Audiotechnologies, Delta Med e Pikdare avevano ricevuto dallo stesso fornitore comunicazioni «relative a possibili deviazioni a carico di parametri/processi definiti per la sterilizzazione ad ossido di etilene» dei loro prodotti.
LE IRREGOLARITÀ
Si è così messo in moto il Nucleo antisofisticazioni e sanità dell'Arma, arrivando a questa accusa: «L'ex titolare della società, deceduto all'inizio di quest'anno, con la complicità di tutti i responsabili del reparto qualità succedutesi dal 2016 ad oggi, risulta aver, per anni, artefatto i certificati relativi ai processi di sterilizzazione, al fine di ottenere maggiore lavoro rispetto alle proprie effettive capacità produttive, mettendo a disposizione dei propri clienti materiali che in realtà non venivano sterilizzati». Già da prima che venisse acquisita dal gigante francese Ionisos, dunque, l'azienda lombarda avrebbe attuato «le costanti manomissioni dei report di sterilizzazione e le relative falsificazioni dei certificati restituiti ai clienti», il che troverebbe riscontro «in alcuni manoscritti» del fondatore, «dove erano indicati i numeri dei lotti dei prodotti non sottoposti a sterilizzazione». Gli accertamenti hanno condotto al deferimento di quattro ex manager, «per concorso in falsità materiale commessa da privato nonché per i gravi rischi per la salute pubblica derivanti dall'utilizzo di dispositivi medici, non sicuri sia per gli operatori sanitari che per i pazienti».
LA LISTA
È molto lunga la lista degli strumenti coinvolti, usati in ospedali sia pubblici che privati. Alcuni sono dispositivi medici: aghi, cannule, garze, strumenti, impianti destinati a diagnosi e prevenzione, controllo, terapia, interventi di concepimento. Altri sono strumenti diagnostici impiegati negli esami di laboratorio: reagenti, calibratori, materiali di controllo, attrezzature varie. Nas e ministero hanno avviato verifiche tra i clienti, «per scongiurare qualsiasi rischio di infezioni a causa della mancata sterilizzazione». Per questo è stato allertato pure il Veneto. Luciano Flor, dg regionale della Sanità, ha incaricato le Ulss di verificare se le irregolarità contestate a Steril abbiano condizionato altre forniture, oltre a quella delle pompe che sono state sostituite, peraltro da apparecchiature sterilizzate da altre ditte. L'indicazione impartita dal ministero è di «identificare e quarantenare i prodotti», finché non saranno ultimati i controlli sui lotti, ma anche di prevedere «un follow up ravvicinato dei pazienti» su cui sono stati impiantati i dispositivi. Pare di capire che non sarà un'operazione molto facile.

 

Ultimo aggiornamento: 14 Aprile, 09:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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