Sempre meno medici di base, è crisi: cento posti vuoti, tetto assistiti a 1.800

Mercoledì 9 Marzo 2022 di Alvise Sperandio
Sempre meno medici di base, è crisi: cento posti vuoti, tetto assistiti a 1.800

VENEZIA  - Dura è la vita dei medici di medicina generale.

Moltissimi di loro, per non dire tutti, sono oberati di lavoro al punto da non riuscire più a seguire i pazienti come vorrebbero. Ci sono persone che chiamano per chiedere un appuntamento e, se valutato come non urgente, devono aspettare anche venti giorni per averlo. Il cataclisma del Covid ha senz'altro peggiorato la situazione anche perché, tanto per cambiare, anche su questo versante dell'ambito sanitario la coperta è corta.


CARENZA CRONICA

«In provincia ci sono in servizio circa 600 medici di famiglia, ma ne servirebbero altri 64. Uno in più ogni dieci» afferma Giovanni Leoni, presidente provinciale e vicepresidente nazionale dell'Ordine dei medici. «Uno dei problemi più grandi - spiega - è che è aumentata considerevolmente la parte burocratica-amministrativa del loro lavoro. Si trovano a dover sbrigare incombenze da ufficio che dovrebbero spettare al personale di segreteria il quale, nel contempo, è sempre più risicato e umanamente non riesce a stare dietro a tutto». I medici di medicina generale sono di fatto il primo punto di riferimento degli assistiti. Sono liberi professionisti che lavorano in convenzione con l'Ulss, con uno stipendio medio di 9 mila euro lordi al mese. Le incombenze sono sempre di più, mentre i pensionamenti e le dimissioni hanno fatto in modo di ridurre la platea a fronte, al contrario, di un incremento delle domande di assistenza. Così il famoso tetto dei 1.500 assistiti pro capite spesso e volentieri è stato sforato, arrivando a 1.800. «Con questi numeri già era complicato prima, ora lo è ancora di più - conferma Leoni - Se non c'è il tempo necessario per una presa in carico come si deve della persona, è inevitabile che ne risenta la qualità del servizio reso. Ma, poi, non si dica che è colpa del medico, tanto più se oltre alla parte di sua diretta spettanza, deve farsi carico anche degli incartamenti. Si consideri cosa è successo negli ultimi due anni con il Covid: i carichi di lavoro sono nettamente cresciuti tra vaccini, tracciamento dei contatti, tamponi».
Fuori dai grossi centri urbani, dove la sostituzione con i colleghi è meno agevole, ci sono realtà, più periferiche oppure rurali, dove la mancanza del medico di medicina generale ha creato non pochi grattacapi, con qualche vuoto difficile da colmare: «Pensiamo - aggiunge il presidente dell'Ordine - alla zona di Cavallino-Treporti, qualche area della Riviera del Brenta, il Portogruarese sul Litorale, qualche zona interna di Chioggia. Qui si è fatta sentire anche qualche sospensione decretata per inadempimento dell'obbligo vaccinale. La legge è legge e va applicata, sempre. È vero che nessun assistito è rimasto scoperto ma inevitabilmente qualche disagio c'è stato».


TURNOVER

Un'altra questione da affrontare riguarda il necessario ricambio, che vuol dire copertura del turnover, ma anche fare i conti con chi, senza aver maturato i requisiti della pensione, fa altre scelte di vita.
«Il ruolo del medico di medicina generale è oggi meno appetibile, è una carriera che ha perso d'interesse - è l'analisi di Leoni - Succede che i giovani preferiscano fare i vaccinatori nelle Usca, le Unità speciali di continuità assistenziali nate con il Covid, o la libera professione, semplicemente perché prendono più soldi con meno fatica. Bisogna invertire il trend anche per garantire alla popolazione quel rapporto di fiducia che è l'elemento distintivo di queste figure».


LA RIFORMA

L'altra sfida, tutt'altro che vinta, si chiama medicine di gruppo, che di fatto ancora non sono decollate salvo valide eccezioni. «Vi aderisce solo un quarto dei colleghi. Occorre riprendere il processo nell'ottica di una medicina integrata più efficace e davvero alternativa ai Pronto soccorso che non possono restare il posto dove tutti si rivolgono. L'occasione propizia sono le future Case della comunità: è necessario - conclude Leoni - fare in modo che i cittadini abbiano sempre un medico a disposizione tutti i giorni dalle 8 alle 20 e il sabato dalle 8 alle 14. Nelle altre fasce orarie e di notte tocca alla guardia medica, un'altra funzione da tornare a sostenere perché molto importante».
 

Ultimo aggiornamento: 08:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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