Uccise il figlio 21enne durante una lite, va ai domiciliari. L'ex moglie: «Una vergogna»

Giovedì 25 Febbraio 2021 di Roberta Brunetti
Alessandro Minto, il 21enne di Campagna Lupia che il 26 luglio 2013 venne ammazzato dal padre
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È uscito dal carcere ed è tornato nella sua casa di Campagnia Lupia, agli arresti domiciliari, Guerrino Minto. In quella stessa casa, il 26 luglio del 2013, l’uomo uccise con un fendente al cuore il figlio 21enne Alessandro. Un reato per cui Minto, oggi 77enne, sta scontando una pena di 15 anni. Ma viste la sua età e le sue precarie condizioni di salute, che lo rendono soggetto a rischio in questa fase di pandemia, il suo difensore, l’avvocato Giorgio Pietramala, ha chiesto e ottenuto la misura alternativa al carcere. «Una vergogna!» s’indigna l’ex moglie dell’uomo e madre di Alessandro, Iliena Lucia Latchezara, che già in passato aveva battagliato dopo una precedente scarcerazione dell’uomo.


MOTIVI DI SALUTE
«Ho fatto un’istanza al carcere perché il mio assistito ha seri problemi di salute - spiega l’avvocato Pietramala -. In questo momento per lui il Covid sarebbe un pericolo mortale. Ha già scontato sette anni e ha un’età avanzata. La scelta di concedergli gli arresti domiciliari mi sembra giusta». Minto è tornato a casa.
L’ex moglie lo ha scoperto per caso.

Non vive più a Campagna Lupia, ma vi torna spesso per andare sulla tomba del figlio. Così ha notato le finestre della vecchia casa di famiglia aperte. «Ho subito capito che lui era lì, che era di nuovo a casa - racconta - Un’ingiustizia. Con questo Covid stanno andando tutti fuori di testa. Non si può mandare a casa un assassino come lui, che ha ucciso suo figlio per futili motivi. É pericoloso. Va sorvegliato. Ho chiamato i carabinieri, ma dalle 18 nella caserma di Campagna Lupia non c’è più nessuno. E lui sarà libero di andarsene dove vuole. Ho paura anche per me».

L’ex moglie non crede alle ragioni di salute. «Con la scusa del Covid, hanno colto al volo la situazione ed è di nuovo fuori. Una cosa pazzesca"Ho subito capito che lui era lì, che era di nuovo a casa - racconta - Un’ingiustizia. Mi sembra che con questo Covid stanno andando tutti fuori di testa. Non si può mandare a casa un assassino come lui, che ha ucciso suo figlio per futili motivi. É pericoloso. Va sorvegliato. Ho chiamato i carabinieri, ma dalle 18 nella caserma di Campagna Lupia non c’è più nessuno. E lui sarà libero di andarsene dove vuole. Ho paura anche per me». L’ex moglie non crede alle ragioni di salute. «Con la scusa del Covid, hanno colto al volo la situazione, e lui è di nuovo fuori. Una cosa pazzesca! Vivo in Italia da trent’anni, ma questa cosa proprio non la capisco».
LA CONDANNA
Nel 2016 la condanna di Minto era stata confermata in Cassazione. Già in quell’occasione l’avvocato Pietramala aveva chiesto una misura diversa dal carcere, motivandole con l’età avanzata e le precarie condizioni di salute del suo assistito. Ma era stata accolta l’istanza sostenuta anche dal legale dell’ex moglie, l’avvocato Elisabetta Seguso, di limitare le libertà già concesse all’uomo. In precedenza, infatti, Minto aveva scontato meno di un anno in carcere, all’indomani del delitto, poi era stato trasferito in una comunità e in seguito ai domiciliari nella casa colonica di Campagna Lupia, con il permesso di uscire a giorni alterni. Proprio durante una di queste uscite aveva incontrato l’ex moglie, che aveva interessato del caso anche la trasmissione “Chi l’ha visto” 

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