Tutelare le botteghe e i negozi storici si può: «Vietiamo i cambi di attività»

Venerdì 29 Giugno 2018 di Michele Fullin
Tutelare le botteghe e i negozi storici si può: «Vietiamo i cambi di attività»
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VENEZIA - Salvare fabbri, falegnami, alimentari e più in generale le attività storiche di Venezia dal diventare bar, ristoranti, gelaterie o pizze al taglio oggi è possibile. La strada l'ha aperta con una delibera innovativa il Comune di Firenze, molto impegnato in questi ultimi anni a garantire l'esistenza del centro storico tutelato dall'Unesco anche sotto l'aspetto sociale e umano. Dopo la delibera (che funziona) che ha chiuso la strada a nuovi pubblici esercizi e ad altre attività con lo stampo a uso e consumo dei turisti, è arrivata lunedì l'approvazione della tutela dei negozi storici. Che succederà? Ci saranno vincoli pesantissimi per i proprietari, che non potranno in nessun modo trasformare l'attività. In cambio ci saranno riduzioni Imu e l'inserimento negli itinerari turistici.

 
ESEMPIO DA SEGUIRE
Il primo a dare notizia del provvedimento e a manifestare entusiasmo è il direttore della Confartigianato veneziana Gianni De Checchi, il quale auspica che la giunta Brugnaro faccia al più presto una cosa simile, dopo aver vietato le nuove aperture di attività per la vendita di cibo da asporto.

«Firenze ha fatto un provvedimento coraggioso e innovativo - commenta - e traccia una strada etica e politica all'avanguardia per i centri storici italiani. Bisogna vedere se terrà la prova dei ricorsi e noi artigiani di Venezia facciamo il tifo. La strada è infatti andare controcorrente e non prendersi quello che viene come il turismo e la beceraggine che sta dietro. L'amministrazione prenda provvedimenti precisi che diano indicazioni concrete di dove voglia andare la città Cose che peraltro il turismo vuole - continua - perché le botteghe di eccellenza e le botteghe storiche sono ricercate dai visitatori».

LA VIA DELLA LEGGE
Per De Chiecchi le nuove normative derivanti dall'Ue possono rendere possibili cose che fino a poco tempo fa non lo erano. «Nelle varie bozze di Legge speciale - aggiunge De Checchi - avevamo fatto inserire uno strumento del genere. Oggi si può. Andiamo avanti e facciamole anche a Venezia perché le città storiche non devono avere padroni interessati solo alla redditività che si spartiscono le loro spoglie».

QUANTI SONO
La commissione di professori che ha messo a punto i parametri di Firenze prevede un'attività ininterrotta da almeno 50 anni nella stessa sede con le stesse insegne e possibilmente lo stesso arredo simbolico e l'importanza per la collettività. A Venezia di attività simili ce n'è almeno una cinquantina da salvare, prima che diventino negozi da un euro o distributori di spritz e caffè in bicchiere di plastica. «È segnale politico di grande importanza quello che arriva dalla Toscana - conclude De Checchi - anche se devo dire che l'amministrazione Brugnaro sta cercando di mettere un freno. Si tratta solo di andare avanti».
Ultimo aggiornamento: 13:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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