Spacciatori spietati, per chi sgarrava botte e umiliazioni pubbliche

Domenica 9 Febbraio 2020 di Diego Degan
Emergono nuovi particolari dell’"Operazione Tsunami"condotta da carabinieri e Guardia di finanza

Tutti spacciatori, ma le regole del “sodalizio” erano ferree e chi sgarrava ne pagava le conseguenze. Per esempio, ma poteva esserci di peggio, venendo pubblicamente umiliato dai boss, e guadagnandosi, così, una cattiva fama anche di fronte alla gente comune. I particolari che continuano a emergere sull’operazione “Tsunami” che, in oltre un anno di indagini, ha portato allo smantellamento di una articolata rete di spaccio di cocaina, hashish e marijuana che “copriva” tutta Chioggia, danno il quadro di un’associazione a delinquere che non aveva nulla da invidiare alle più note “mafie” del Paese: per il giro d’affari, per la capacità di riciclare il denaro, per il controllo che veniva esercitato sui “pesci piccoli” dell’organizzazione. Tra i primi “scambi” documentati dalle intercettazioni dei carabinieri, vi sono quelli di agosto e ottobre 2017, tra Marco Di Bella, uno degli intermediari di secondo livello, e Andrea Tiozzo Meo Ambrosi, il cuoco che, all’epoca, lavorava in un ristorante del Polesine, comunque poco distante dalla Romea.
 

Droga a Chioggia, sequestrati 20 chili di stupefacenti e mezzo milione di euro

Fiumi di droga a Chioggia, novità sull' operazione Tsunami del 6 febbraio: perquisizioni a tappeto nelle case e nei luoghi nella disponibilità dei soggetti a vario titolo coinvolti nelle indagini.

Il risultato è sorprendende: sequestrati, solo nella giornata ieri, oltre 20 chili di sostanze stupefacenti.


L’AVVERTIMENTO
 Tiozzo, in queste occasioni, aveva acquistato circa 200 grammi di cocaina, da rivendere a terzi, e tutto, apparentemente, era filato liscio. In seguito, però, aveva cercato di fare il furbo e una partita di circa 150 grammi, l’aveva pagata con settemila euro in contanti risultati, poi, falsi. Uno sgarro che Di Bella e il suo principale socio, Raffaele D’Ambrosio, non potevano lasciar passare sotto silenzio. Così, un giorno, i due si sono recati al ristorante dove lavorava Tiozzo e, di fronte ai clienti presenti nel locale, lo hanno maltrattato e picchiato, rinfacciandogli il debito che aveva nei loro confronti. Nulla di esagerato, a quanto pare: qualche schiaffo, qualche strattone e l’aria minacciosa quanto bastava per spaventarlo e “consigliare” gli avventori del locale a farsi i fatti propri.

NESSUNA DENUNCIA 
I carabinieri non hanno assistito all’episodio ma ne sono venuti a conoscenza, in seguito, dalle intercettazioni telefoniche nei confronti del Tiozzo che lo raccontava a qualcun altro della banda, dichiarandosi risentito del fatto che i clienti avessero assistito alla scena e potessero, quindi, pensar male di lui. Va detto che i testimoni, con ogni probabilità, non hanno pensato allo spaccio ma, più probabilmente, a un debito privato tra i protagonisti, di cui non era il caso di impicciarsi. Infatti nessuno di coloro che avevano assistito ha denunciato l’episodio alle forze dell’ordine, tanto meno la vittima, Tiozzo, che avrebbe dovuto spiegare perché lo avevano malmenato e non aveva alcun interesse a farlo. In seguito, però, il debito deve essere stato ripagato e i rapporti tra le parti devono essere tornati alla serenità, visto che il rapporto d’affari è continuato fino a pochi giorni fa, quando è scattata l’operazione Tsunami.

Ultimo aggiornamento: 09:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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