Agenzia immobiliare le vende casa a San Polo, ma è una truffa: spariti 100mila euro

Martedì 5 Aprile 2022
Campo San Polo a Venezia
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VENEZIA - Si era fidata di un'agenzia immobiliare a cui aveva versato, attraverso una sorta di intermediaria, oltre 100mila euro per una casa da acquistare nel sestiere di San Polo.

La vendita alla fine era sfumata e così i suoi soldi, spariti con la liquidazione della stessa immobiliare. Una vera e propria truffa, per la Procura, quella patita da una sessantenne veneziana. I fatti risalgono al 2015, ma solo ora il processo si avvia alla conclusione.

L'IMPUTAZIONE
Sul banco degli imputati sono finiti in tre: S.B., 48 anni, e A.L., 50 anni, i due soci dell'immobiliare, più A.G., 33 anni, la donna che aveva fatto da intermediaria. La casa al centro dell'affare era stata messa in vendita da una prima famiglia per 190mila euro. Erano entrati in azione i due mediatori che avevano presentato A.G. come un'acquirente interessata e facoltosa. Era stato sottoscritto un preliminare e versata una caparra da 25mila euro. Allo stesso tempo, però, la casa era stata proposta anche alla sessantenne, stavolta alla cifra di 280mila euro. La donna sarebbe dovuto subentrare nel precedente preliminare. Per questo aveva versato, a più riprese, più di 100mila euro ad A.G.. Il resto della somma richiesta doveva arrivare dalla vendita della sua casa, affidata anche questa agli stessi mediatori. In realtà le compravendite non si erano più realizzate, mentre i mediatori «si erano resi irreperibili» - recita il capo d'imputazione - e la loro società - la Immobiliare Venezia srl - messa in liquidazione. Così «si procuravano un ingiusto profitto» con l'«aggravante - conclude l'imputazione - di aver cagionato alle persone offese un danno di rilevante gravità».

LA DISCUSSIONE
Nel corso del processo, che si sta celebrando davanti al giudice monocratico di Venezia, Stefano Manduzio, la posizione di A.G. si è ridimensionata. Lei stessa ha raccontato di essere stata usata come una testa di legno, di aver firmato qualche carta, di aver consentito che i soldi transitassero per i suoi conti, ma di non aver intascato un euro, né di sapere altro della vicenda. Ieri il pubblico ministero, Cristiana De Nardi, ha chiesto l'assoluzione della donna perché il fatto non costituisce reato, in quanto ritenuta una testa di legno appunto. Si è invece battuta per la condanna degli altri due imputati a un anno e mezzo a testa, per la tentata truffa alla prima famiglia che metteva in vendita la casa e per quella consumata e più grave ai danni dell'acquirente. Ieri hanno iniziato a parlare anche le difese. L'avvocato Giovanni Battista Muscari Tomaioli ha sostenuto che quella contestata era stata solo un'operazione di speculazione immobiliare e che nessuno aveva costretto venditore e acquirente a sottoscrivere contratti a quei prezzi. Insomma mancherebbe il nesso causale per provare la truffa. L'udienza è stata poi rinviata al prossimo 15 aprile, quando finiranno di parlare le difese e il giudice dovrebbe uscire con la sentenza.
 

Ultimo aggiornamento: 12:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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