Il virus ancora non demorde, salgono a 300 le vittime del contagio in provincia di Venezia

Giovedì 2 Luglio 2020 di Roberta Brunetti
Il virus ancora non demorde, salgono a 300 le vittime del contagio in provincia di Venezia
2
VENEZIA - Quando ormai il “contagio zero” prefigurato tra la fine di giugno e inizio luglio è una realtà tangibile e la frenata del virus una costante ad ogni aggiornamento, ciò che riporta tutti alla realtà dell’incubo vissuto da inizio febbraio è il pallottoliere dei decessi. Ieri la notizia più dura da digerire è arrivata con il bollettino delle 8 di mattina di Azienza Zero: nella notte martedì e mercoledì c’è stato un decesso nel Veneziano. 

Il 300simo dall’inizio della pandemia che per l’area della città metropolitana di Venezia è fissato all’1.30 del 22 febbraio con il laboratorio di Genomica dell’ospedale Civile di Venezia che resitituiva il tampone positivo di Mario Veronese, pensionato di Oriago di Mira, primo contagiato da coronavirus nel Veneziano. Veronese sarà anche il primo veneziano deceduto “con” o “per” coronavirus, l’1 marzo all’ospedale di Padova. Da lì la conta si è aggiornata quasi quotidianamente per poi subire una frenata notevole a partire dalla seconda metà di maggio. Nonostante questo rallentamento, Covid-19 ha continuato a uccidere, fino alla notte tra martedì e mercoledì quando le croci nell’area della città metropolitana di Venezia hanno toccato quota trecento. Cima impensabile, forse, a inizio del tunnel. 
Il trecentesimo decesso è arrivato a chiusura di un mese, giugno, in cui i dati hanno avuto un ritorno positivo nel raccontare la ritirata del coronavirus. Ventuno, in tutto, i nuovi casi di contagio tra l’1 e il 30 giugno con solo quattro contagi negli ultimi quindici giorni (e ieri è stato il quinto giorno senza nuovi positivi). Crollo totale dei ricoverati, passati da 36 a 1, ieri, nel reparto di Malattie infettive dell’ospedale di Dolo. Quattordici i decessi di giugno, che nella notte di passaggio del mese hanno toccato quota 300.
Il punto della situazione sul coronavirus lo ha fatto ieri anche il direttore generale dell’Ulss 3, Giuseppe Dal Ben, alla presentazione di un’iniziativa culturale con Ipav e Pietà. «Mi sono concesso una pausa culturale in questi 131 giorni perché ora posso farlo - ha esordito - Da giorni non abbiamo più casi positivi, né ricoveri ordinari o in terapia intensiva. Un dato importante che può essere mantenuto solo se si continuano a rispettare le misure che ci vengono richieste: l’uso delle mascherini, il distanziamento». Raccomandazioni che Dal Bel non si stanca di ripetere. «Venezia è stata la prima città in Veneto ad essere stata colpita in modo importante - ha ricordato - si è sviluppato un cluster che si è andato via via spegnendo. Siamo di fronte a un virus che conosciamo tanto, ma anche poco. Soprattutto non abbiamo certezze su cosa succederà in autunno».
«Se Venezia è risultata essere una delle realtà meno colpite dall’epidemia, nonostante sia stata una delle prime città venete con un cluster importante- ha commentato l’assessore alla Coesione sociale, Simone Venturini - è sicuramente merito dell’azienda ospedaliera, dei medici e di tutto il personale».
Ultimo aggiornamento: 12:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci