Boom di turisti in centro storico, la carica degli 80mila: caos trasporti

Giovedì 19 Agosto 2021 di Nicola Munaro
L'assedio dei turisti a Venezia, lunedì erano 80mila
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VENEZIA - Alla fine a soffrire sono sempre gli stessi, cioè i trasporti. Che si ingolfano, che non è possibile rispettare le norme di distanziamento previste dalla lotta al coronavirus, che partono pieni e faticano a non lasciare al pontile i passeggeri, turisti e veneziani che siano. Soprattutto nelle tratte di collegamento tra il centro storico e le isole di Venezia.
Fatto sta che il sistema di servizio pubblico è il punto di caduta di una città che ha ripreso a far viaggiare il proprio motore turistico poco al di sotto dei giri ai quali era abituata nell’era pre-pandemia, quando tutta l’estate era una lunga litania di calli, campielli (e vaporetti) sull’orlo dell’esplosione. Poi, a febbraio 2020, l’arrivo del virus nel bel mezzo di un Carnevale nato sotto la stella della ripresa dopo la batosta dell’Aqua Granda di novembre 2019, l’estate 2020 con una leggera ripresa - ma non a questi livelli - e il nuovo lockdown a richiudere Venezia. Almeno fino alla zona bianca di giugno. E da lì è stato un crescendo continuo di arrivi e presenze in città, culminati con i picchi di questi giorni post ferragostani nei quali la forbice con il 2019 (ultima estate di un mondo senza Covid-19) si è assottigliata ancora. Ieri, così come lunedì, infatti Venezia ha accolto 80 mila persone tra italiani e stranieri: erano state 110mila al giorno nel periodo di Ferragosto 2019. La chiave di lettura sono sempre i numeri, che da qualunque punto li si guardi indicano una strada. Quella che mostrano adesso è che dalla totale riapertura, con il Veneto in zona bianca dal 7 giugno, gli arrivi nella città d’acqua sono sempre cresciuti di mese in mese. E una fetta importante di questa ripresa è data dai turisti stranieri, tornati in laguna. Scorrendo a ritroso i numeri degli ultimi mesi raccolti dalla Smart control room ospitata all’interno della sede della polizia locale al Tronchetto, e che attraverso trentaquattro punti di rilevazione installati sui palazzi lungo le grandi direttrici della città è in grado di dire in tempo reale quanti, dove e da dove siano i turisti in città, si scopre come le presenze da maggio siano di fatto più che raddoppiate. Il 16 maggio, con la zona gialla in Veneto - e quindi con gli spostamenti, per l’Italia, limitati solo all’interno della propria regione - si erano registrati circa 33mila turisti in totale.  Un mese dopo, cioè il 13 giugno, la crescita era stata lenta e aveva portato a chiudere la giornata di Sant’Antonio a 35mila visitatori in arrivo in città e nelle isole, soprattutto al Lido, dov’erano sbarcati 11mila turisti in una sola giornata. Lo scatto in avanti in termini di presenze giornaliere - che sono andate ad appesantire anche il sistema di trasporto pubblico, fino a quel momento in grado di reggere nonostante i periodi di capienza ridotta, dal 50% all’80% - si è avuto nell’arco del mese successivo. Il 17 luglio, in una data che ha visto Venezia festeggiare il redentore (è una considerazione che va fatta) i turisti in città erano diventati di colpo 80mila, la metà dei quali italiani. Lo stesso numero registrato tra martedì e ieri, quando si sono verificate altre lunghe code in alcuni imbarcaderi, isole soprattutto, con cento metri di fila per raggiungere il pontile di Burano. Ad essere aumentati a vista d’occhio sono stati gli stranieri, tornati a Venezia.
Pochi il 13 giugno (circa 13mila, di cui almeno la metà erano già a Venezia la notte precedente per passare il fine settimana); saliti a 40mila nella giornata del Redentore e schizzati a 50mila nei giorni di Ferragosto, quando il numero dei turisti italiani è stato messo in minoranza. Oltre il 60% dei visitatori era infatti straniero: dalla Germania il 27.79%; dalla Francia il 21.48%; dalla Spagna il 7.89%; dai Paesi Bassi il 6.19%; dalla Polonia il 4.52%; dall’Austria il 4.1%; dalla Svizzera il 3.83%, dagli Stati Uniti il 2.82% e dalla Romania il 2.71%.

L’incremento maggiore rispetto al 2020? I francesi, quasi raddoppiati, che l’anno scorso erano stati bloccati dalle regole anti-Covid. Per un Ferragosto che un anno fa aveva fatto segnare il 35% di occupazione degli alberghi.

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