Traffico milionario di migranti: base a Venezia, 47 arresti, "veneto" uno dei boss. "Viaggio" dai 6 ai 10mila euro a testa

Giovedì 20 Gennaio 2022 di Davide Tamiello
Traffico milionario di migranti: base a Venezia, 47 arresti, "veneto" uno dei boss. "Viaggio" dai 6 ai 10mila euro a testa
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VENEZIA - Sono loro i signori della tratta. Sono loro che, in questi anni di grandi flussi migratori, hanno fatto affari d'oro speculando sulla disperazione di chi aveva deciso di giocarsi tutto, presente e futuro, con un viaggio della speranza. La guardia di finanza ha stroncato il traffico di migranti di una ramificata organizzazione (quattro i sottogruppi individuati) che aveva organizzato decine e decine di sbarchi in Europa su più rotte. Cinquantadue gli indagati, quarantasette gli arrestati tra Italia (22) e Albania (25) con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
Tra i quattro capi anche un iracheno residente a Fossalta di Piave (Venezia), Alaa Qasim Rahima, 38 anni (coinvolto e in manette, anche se con un ruolo minore, anche il fratello Omar Qasim Rahima, 31 anni, anche lui residente a Fossalta).
Rahima, ricercato in più paesi europei, era conosciuto con lo pseudonimo Abu Al Hawl. Richiedente asilo, viveva in una casa di accoglienza a Fossalta di Piave insieme al fratello (detto Abu Azzam).
Majid Muhamad, 52enne, iracheno residente a Bari, Sultan Ahmed, 23enne, siriano, (Albania) e Awat Abdalrahman Rahim Rahim, 47 anni, (Turchia) gli altri tre colonnelli.

Le indagini hanno attribuito al gruppo almeno trenta viaggi in un anno (di cui il 60 per cento sarebbero stati organizzati dal veneziano Rahima) con cui avrebbero portato in Europa 1.120 migranti irregolari. Tra gli indagati ci sarebbero 26 scafisti (8 arrestati in flagrante tra Italia e Albania).


AFFARI D'ORO

Le indagini del nucleo di polizia economico finanziaria del Gico della guardia di finanza di Lecce e dello Scico di Roma (operazione denominata Astrolabio) sono durate oltre un anno. L'organizzazione aveva esteso i suoi tentacoli in tutta Europa, era articolata in quattro cellule criminali ed era composta in gran parte da cittadini siriani. I migranti, provenienti da più parti del mondo, per far parte dei tour sborsavano all'organizzazione dai 6 ai 10mila dollari a testa. I viaggi attraversavano la Turchia, la Grecia e l'Albania, toccavano le coste salentine per poi risalire al Nord Europa. Germania, Francia e Olanda le destinazioni finali preferite.
Le cellule, appunto, avevano compiti ben definiti. Due i gruppi italiani, quello veneziano e quello barese: il primo aveva il compito di trasferire in Italia e in Europa i migranti arabo-siriani. Quello barese, invece, recuperava gli scafisti sulla costa consentendo loro di fuggire alle forze dell'ordine. Il terzo gruppo, in Albania, si occupava del trasferimento dei migranti arrivati dalla Grecia per farli imbarcare verso la Puglia, mentre l'ultima fazione (turca) raccoglieva i migranti arrivati in Turchia dal medio oriente per dirottarli sulle coste salentine e calabresi.


LE ROTTE

Due, infatti, le direttrici principali dei traffici. Nel primo percorso i migranti arrivavano in Turchia da Grecia e Albania e qui, via mare verso l'Italia. L'altra era la classica rotta balcanica: dalla Turchia alla Bulgaria, passando per la Serbia, fino alla Romania, per poi essere nuovamente smistati verso la destinazione finale. La forza di questa associazione criminale era appunto la fitta rete di contatti che permetteva, in ogni tappa del viaggio, di avere una valida protezione da controlli e barriere.
Gli spostamenti ed i viaggi dei migranti sono stati monitorati dai finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria di Lecce e dal reparto operativo aeronavale di Bari nel Canale d'Otranto. L'indagine è stata coordinata a livello europeo, portata avanti in sinergia con le forze di polizia locali albanesi, greche e turche che, insieme agli investigatori italiani, hanno prodotto l'informativa che ha portato all'ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari di Lecce.


PAGAMENTI

Ma i soldi come arrivavano? L'organizzazione chiedeva ai migranti di utilizzare il metodo Sarafi. Si tratta di un sistema bancario abusivo di trasferimento di valori, basato su una vasta rete di mediatori localizzati in varie parti del territorio U.E. ed extra-U.E. In pratica: i soldi venivano depositati in agenzie estere (Grecia o Turchia in particolare), e poi diventavano irrintracciabili pur non muovendosi da lì, pronto a essere ritirato al momento più opportuno.

 

Ultimo aggiornamento: 09:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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