Trasformata la Torre di Porto Marghera: da struttura di raffreddamento voluta da Agnelli a centro culturale

Venice Heritage Tower, testimone di una nuova vita per la zona portuale

Sabato 10 Giugno 2023 di Tiziano Graziottin
La Venice Heritage Tower (foto di Giorgio Boato)

VENEZIA - A Marghera qualche anno fa si erano illusi di poter accogliere nel waterfront lagunare il Palais Lumière, la torre della Luce di Pierre Cardin che prima di morire aveva accarezzato il sogno di costruire il suo palazzo della moda, faro dell'eleganza italo-francese, sull'orizzonte di Venezia. Non se ne fece nulla, anche per la tradizionale propensione veneziana a complicare la vita ai progetti dei "foresti" che fece scappare pure la buonanima di Maurizio Zamparini quando cercò di realizzare lo stadio in terraferma. In realtà una torre nella zona industriale margherina c'è per davvero, alta più di 60 metri, e sta lì ormai da quasi un secolo. La "Venice Heritage Tower" (VHT) ha un grande avvenire dietro le spalle - per citare il titolo di un gran libro di Vittorio Gassman - ma soprattutto guarda al presente e al futuro per essere cerniera tra quel che è stato e quel che sarà, testimone di una nuova vita di Porto Marghera.

Tra passato e futuro

Una storia da raccontare partendo dagli albori del porto industriale veneziano, quando - correva l'anno 1923 - il fondatore della Fiat Giovanni Agnelli incaricò l'architetto Vittorio Bonadè Bottino di seguire la costruzione di uno stabilimento nella zona di Marghera per la produzione di vetro in lastre. «Il gruppo - si legge nella nota di VHT, che spiega il singolare percorso che ha portato alla costruzione odierna - costituì nel 1924 le società gemelle "Società Italiana Vetri e Cristalli" e "Italiana Coke" per la produzione di gas di cokeria al fine di alimentare gli impianti del vetro e del carbon coke. Ne 1937 sorse un terzo stabilimento, la Vetrocoke o Azotati, con lo scopo di sfruttare i gas prodotti dalla cokeria e prodotti derivati (fertilizzanti per l'agricoltura, plexiglass, vitrosa, etc.)». E qui ci avviciniamo alla storia d'oggi, perchè nell'ambito di quest'ultimo stabilimento furono realizzate due torri evaporative (successivamente ne arriverà una terza) che, grazie a idee di assoluta avanguardia per l'epoca figlie di un guru dell'ingegneria mondiale come Giuseppe Colombo, permettevano di raffreddare enormi quantità d'acqua bollente, consentendo così lo sviluppo di grandi impianti industriali. La Venezia Heritage Tower è "l'eredità" di quell'epoca: due delle tre torri negli anni andarono distrutte ma quella attuale - con la sua straordinaria forma iperboloide scaturita dal genio di Colombo - è stata recuperata e riqualificata con un notevole lavoro di restauro che all'interno della struttura in cemento armato ha portato alla realizzazione di tre piani per farne da un lato un punto di riferimento per le imprese e dall'altra un punto fermo di memoria e studio di Porto Marghera. «Un intervento complesso, durato diversi anni e in progress - spiega Christian Sottana - recuperando questa torre di raffreddamento, che fu un progetto pilota a livello mondiale, si è trasformato uno spazio industriale ormai abbandonato e lasciato al degrado in centro polifunzionale per attività culturali, artistiche e business con sala convegni da 225 posti, un percorso museografico con pannelli e testimonianze sulla storia di Porto Marghera, una vista dall'ultimo piano che da sola racconta più di tante parole cos'è quest'area».

L'intuizione di Sottana

Anche qui, per capire meglio, bisogna fare un passo indietro per raccontare dell'intuizione dell'imprenditore Gianni Sottana, padre di Christian (quest'ultimo oggi presidente del Consorzio Multimodale Darsena, che raduna 15 imprese del settore logistica e trasporti), il quale nel 1996 visitò l'area prendendo atto del triste capolinea di quello che era stato lo stabilimento di avanguardia degli Agnelli in laguna. «Mio padre però - racconta Christian - fu un vero visionario e capì che da quell'abbandono, vista la posizione, poteva nascere una realtà importante. Quindi fu regista di una collaborazione pubblico-privata con il Comune di Venezia che ha portato alla attuale riqualificazione, con investimenti di oltre 100 milioni». Nell'area ex Vetrocoke sono insediate oggi 135 imprese con 1.200 dipendenti diretti e un indotto di oltre 9mila lavoratori. «La città ne ha guadagnato - spiega Sottana - perchè qui è stato spostato il traffico pesante che gravava sull'area urbana, il Porto stesso ne ha tratto giovamento dal momento che assieme alla riqualificazione della zona retroportuale c'è stato un salto di qualità dei servizi necessari alla crescita». In questo scenario la Venezia Heritage Tower - che vede Alessandra Previtali nelle vesti di CEO & Founder - consente di battere una strada nuova: quella della valorizzazione della cultura, a partire ovviamente da quella industriale ma con uno spettro di intenti e intendimenti ben più ampio, sulla scorta di ciò che hanno fatto città come Berlino, Tel Aviv o Città del Capo. «Non abbiamo scelto a caso la parola "heritage" - conclude Sottana - perchè è un termine in inglese che mette assieme più concetti: heritage significa "eredità", il che ci riporta alla ricca cultura di impresa del recente passato di questo territorio, ma significa contemporaneamente "patrimonio", l'insieme dei valori e delle capacità di cui siamo portatori e traghettatori da investire per realizzare il futuro».

Aperta a imprese e università, a imprenditori e dipendenti, a scuole e studenti la torre rinata - anche grazie a contributi europei legati alla riqualificazione - è un contenitore di idee a 360 gradi, proprio come la vista mozzafiato che si gode dalla terrazza all'ultimo piano, con lo sguardo che spazia dalle attività d'impresa alla logistica portuale, dai "grattacieli del cielo" di Fincantieri ad ardite strutture ingegneristiche. Sullo sfondo, Venezia da una parte e le Dolomiti dall'altra: una vera "esperienza iperbolica". 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci