In campo Tomaello: ecco chi è l’uomo forte della Lega a Venezia

Domenica 30 Agosto 2020 di Davide Tamiello
Andrea Tomaello, segretario metropolitano della Lega a Venezia, qui con il presidente della Regione Luca Zaia
VENEZIA - I primi passi nel mondo della politica li ha mossi una dozzina di anni fa all’ombra di un altro campanile, a Mirano. Ragazzo di bottega di un partito distante anni luce da quello di oggi (allora Bossi radunava le folle in riva Sette Martiri al grido di “indipendenza”) in una città amministrata da un sindaco imprenditore e sostenuto dalla civiche, Roberto Cappelletto, che come vice aveva l’attuale consigliere regionale leghista Alberto Semenzato. Son passati gli anni e quel ragazzino sorridente e ambizioso è cresciuto, anagraficamente e politicamente, tanto che il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro (imprenditore e leader di una civica, ricorda qualcosa?) ha già deciso che in caso di vittoria delle elezioni sarà il suo braccio destro. Andrea Tomaello, trent’anni, una laurea magistrale in economia a Ca’Foscari e una in Giurisprudenza a Roma in arrivo (e anche sfegatato tifoso arancioneroverde, dettaglio a cui tiene particolarmente) è l’enfant prodige del Carroccio veneziano: tre anni a Bruxelles al parlamento europeo, in seguito capo segreteria del ministro Lorenzo Fontana a Roma per poi essere chiamato a dirigere la segreteria metropolitana del partito. L’ultimo passo dopo l’accordo elettorale tra Zaia e Brugnaro: l’ufficialità non c’è ancora, ma i rumors lo danno come uno dei pochi posti garantiti nella prossima giunta. 
Tomaello, ma è proprio vero allora? Se vincerà il centrodestra sarà lei il prossimo vicesindaco?
«A quale politico non piacerebbe ricoprire questo ruolo? Io però non ne so nulla, non ho avuto nessuna proposta né indicazione e sarà il partito a decidere: abbiamo anche tanti altri bravi amministratori locali». 
Ne è passato di tempo dalla sua gavetta miranese. 
«Sono ancora consigliere comunale a Mirano, insieme a Matteo, il figlio dell’ex sindaco Cappelletto».
Come si è avvicinato alla Lega?
«La prima manifestazione l’ho fatta a Venezia nel 2006, ero ancora minorenne. Poi sono entrato nella sezione di Mirano ma nel 2008, quando a 18 anni ho fatto la tessera. Prima avrei dovuto avere la firma dei miei genitori».
Quindi i suoi genitori non volevano che lei entrasse in Lega?
«Non molto, erano un po’ scettici, diciamo».
La sua “miranesità” può essere un ostacolo elettorale? I suoi avversari la contestano anche perché non è veneziano. 
«Sì l’ho sentito, ma mi sembra che Baretta viva a Roma da 15 anni, Zecchi e Cacciari a Milano e Gasparinetti risieda in città dal 2002 ma è di Udine. I parametri devono essere altri: un amministratore è bravo per esperienza, idee e voglia di fare, non per provenienza».
Però lei in lista non c’è, come mai? 
«Un po’ per fare da garante della lista, un po’ perché è giusto che corra chi è da anni che si impegna nel territorio. Come i consiglieri Giovanni Giusto e Silvana Tosi che hanno tenuto issata la nostra bandiera». 
Temeva di prendere pochi voti? Non è un segreto che per Brugnaro le preferenze contino molto. 
«No, non direi proprio».
La Lega in questi cinque anni non è stata granché al centro del progetto di governo della città. Come sarà il rapporto con i fucsia nei prossimi cinque anni?
«La Lega deve tornare a essere protagonista. È vero, in questi anni siamo stati ai margini. Brugnaro ha un carisma dominante, ma è stata anche colpa nostra. È mancata un po’ di leadership e di strategia». 
L’assessore De Martin, però, alla presentazione delle liste ha rivolto un appello molto chiaro ai cittadini: «Il colore più importante deve rimanere il fucsia: la forza di questo consiglio uscente è di aver avuto i numeri per fare politica seria».
«È normale che in questa fase ognuno porti acqua al proprio mulino. Però la Lega ha qualcosa in più: una struttura. I collegamenti con Roma e Bruxelles, la presidenza della Regione. E anche i fucsia se vogliono continuare una carriera politica prima o poi dovranno fare una scelta, e cioè quella di entrare in un partito». 
Vuole dire che qualcuno è già venuto a bussare alla vostra porta?
«Qualcuno sì, ma non faccio nomi».
C’è qualcosa che avrebbe gestito diversamente da Brugnaro in questi cinque anni?
«Dai riscontri che abbiamo avuto con associazioni e enti, forse qualche volta è mancato un dialogo, un confronto. Però comunque lui ha fatto molto e bene». 
L’attuale vicesindaca Luciana Colle non si è nemmeno candidata, ci ha parlato?
«Non la conosco».
Ma come è possibile?
«Nessun problema con lei, ci mancherebbe. Semplicemente non ci siamo cercati. Se si riferisce al fatto che sarebbe in quota Lega, lo è stata solo per il primo anno, poi non ha più rinnovato la tessera».
Parlando di covid: la Lega è l’unico partito d’Italia che forse racchiude i due protagonisti antitetici dell’emergenza sanitaria. Da una parte il simbolo della lotta al virus, il governatore Zaia, dall’altra Matteo Salvini, visto come il primo dei negazionisti. Lei tra questi due estremi dove si colloca?
«Parliamo di ruoli diversi, Zaia ha la responsabilità di 4 milioni di veneti ed è ovvio che sia più prudente. Salvini è più preoccupato dal lato economico della pandemia, ma non è un negazionista, ve lo posso assicurare. Non sono in contrapposizione e molto probabilmente li ospiteremo insieme a Venezia». 
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