Cinema, arte ed erotismo: Tinto Brass si racconta con "Passione libera"

Sabato 4 Dicembre 2021 di Giuseppe Ghigi
Tinto in copertina

In libreria da oggi l'autobiografia del celebre regista, milanese di nascita ma veneziano di adozione Dalle pellicole di protesta degli anni Sessanta alla scoperta della sessualità con arguzia e provocazione

È stato definito il maestro dell'eros e il suo un "cinema ginecologico". Per capire chi sia veramente Tinto Brass e il perché delle sue scelte registiche, niente di meglio che leggere la sua autobiografia: "Una passione libera", oggi in libreria per i tipi Marsilio. Il regista, milanese di nascita ma veneziano di adozione e di famiglia, un po' per ritrovare la memoria della sua vita e delle sue opere, e molto per ricordarlo a noi, ha deciso di raccontarsi intrecciando fatti personali, concezioni estetiche, accuse ad una critica cinematografica giudicata passivamente contenutistica e all'attuale sistema produttivo fatto, sostiene, di passacarte. «Quando si trattava di denigrarmi, i critici cinematografici italiani non si sono mai risparmiati scrive - vittime di una cultura contenutistica che ha perso il senso della forma e del bello per un inesorabile analfabetismo del gusto».

Eppure, Brass non si è solo esercitato nei prodotti cosiddetti erotici per i quali è conosciuto al grande pubblico, è un regista che negli anni Sessanta firmava opere come: Chi lavora è perduto, Ça ira, il fiume della rivolta, Il disco volante, L'urlo.

Film che mostravano non solo un grande talento di montatore, ma un concezione estetica che si apriva ad un linguaggio anarchico e d'avanguardia per il cinema italiano d'allora. Quel che segue è probabilmente, o almeno lo è per Brass, solo un cambio di soggetto più che di stile: «A prescindere dalle suddivisioni cronologiche suggerite da certa critica chiarisce - nei miei film non c'è una frattura tra un primo periodo serio e militante, e un secondo frivolo e superficiale, perché è sempre stato il linguaggio a interessarmi. I film del cosiddetto primo periodo davano voce alla mia ansia rivoluzionaria, all'insofferenza verso il Potere, le istituzioni e le regole convenzionali. Non considero affatto minori i miei film erotici».



SESSO E VITA
La sua vita, che nel libro il regista non manca mai di intrecciare con la passione erotica, ha inizio in una famiglia rigida, anaffettiva, da cui viene cacciato a diciassette anni, a cui segue l'incontro con Carla Cipriani Tinta, la prima moglie (la seconda è Caterina Varzi che ha sposato a 84 anni e con la quale ha scritto l'autobiografia). Poi, i viaggi a Parigi per respirare l'aria della Nouvelle vague, l'incontro con Roberto Rossellini per il quale cura il montaggio del documentario sull'India, i lavori come aiuto regista per Joris Ivens, e infine, nel 1963 il suo esordio in Chi lavora è perduto. Il soggetto del film «rispecchia l'amarezza di una generazione di fronte all'Italia del boom economico. Ho scelto di ambientare la mia opera a Venezia per le sue particolari caratteristiche. Nello scenario veneziano le contraddizioni mi sembravano più stridenti che altrove, la città mi appariva lo sfondo ideale per l'alienazione del protagonista».

CON ALBERTO SORDI
Brass torna a girare in Veneto nel 1964 con Il disco volante, nel quale Alberto Sordi interpreta quattro personaggi: «L'obiettivo era realizzare un film di pura fantasia, soltanto che noi venivamo dal cinema neorealista, non dal cinema di fantascienza, facendone un film di critica sociale tuttora attuale nel mostrare l'ipocrisia nascosta dietro al conformismo bigotto, al perbenismo di facciata della piccola e media borghesia della provincia italiana». Dopo i problemi per Caligola, arriva nel 1983 La chiave ed è una svolta che, nel libro, Brass giustifica come «la necessità di misurarmi con ogni aspetto della sessualità senza imbarazzi, come mezzo per continuare a proclamare il mio dissenso innato nei confronti del Potere». Seguono ben dodici film del genere. Una passione libera è molto più che un autobiografia, è anche il racconto personale di un cinema e di una società vista da un intelligente anarchico. Con questo libro, scrive, «mi sembra di aver capito che essere vecchi significa annoiarsi di vivere, perché il gioco non vale la candela. Ma non è il mio caso».
 

Ultimo aggiornamento: 17:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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