M5s, la base licenzia il capogruppo
Vertici contestati per i Tfr incassati

Lunedì 5 Settembre 2016
Il gruppo 5Stelle veneto
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VENEZIA - Immaginatevi un’assemblea di 150 persone. Ma sì chiamiamola così, del resto 150 fra attivisti e amministratori regolarmente eletti dai cittadini, non s’incontrano come carbonari in qualche magazzino sperduto nell’hinterland veneziano. Certo, perché quest’assemblea straordinaria si è tenuta due giorni fa a Marcon e a quanto risulta è stata convocata a termini di movimento. Nulla da eccepire, direte voi.
Molto da eccepire. Tutto: perché i 150 e quelli che negano che un’assemblea vi sia stata fanno parte della stessa famiglia politica. Una famiglia dilaniata da tensioni e faide interne: la famiglia pentastellata.
E perchè in 150, in carne ed ossa non ombre o ectoplasmi, si sono trovati a Marcon?
Il motivo principale di questa convocazione, che a livello ufficiale si nega, è la vicenda del capogruppo e del suo vice in Consiglio regionale del Veneto e del loro Tfr. E perchè loro, Simone Scarabel e la numero due, Erika Baldin? Per mandarli al rogo.
Oddio, non proprio come la Pulzella di Orleans, ma certamente in quell’infamante girone dei grillini traditori, che per inciso comincia ad essere abbastanza popolato.
Questo hanno decretato i 150 di Marcon.
Ma dove sta scritto? Ma chi l’ha deciso? Questa è l’altra faccia del già spaccato mondo grillino veneto.In poche parole se i "150" vogliono la testa dei due primi rappresentanti del movimento di Beppe Grillo a Palazzo Ferro Fini perché traditori dello spirito M5S, a livello ufficiale il problema non esiste, l’assemblea non c’è stata e quei convenuti se c’erano si bevevano un gin&tonic o, se proprio erano ruspanti, uno spritz. Fine.
Già perchè la versione certificata pentastellata è semplice e categorica: «Tutti e 5 i consiglieri regionali del M5S Veneto hanno rinunciato spontaneamente al proprio Tfr. Questo in armonia con quanto abbiamo promesso in campagna elettorale e coerentemente con la battaglia sul taglio dei costi della politica e sulla trasparenza che stiamo portando avanti dal primo giorno; con lo spirito del Movimento 5 Stelle e coerentemente col taglio del proprio stipendio (e di altri costi) che i consiglieri si sono autoimposti».
Appunto ancora la vicenda del Tfr a cui i consiglieri regionali grillini avevano rinunciato da subito. O forse no. L’ex capogruppo Jacopo Berti, Manuel Brusco e Patrizia Bartelle avevano effettivamente detto subito no grazie. Mancavano all’appello il capogruppo Scarabel e la vice Baldin. Che a inizio agosto avevano comunicato non solo la loro intenzione di intascare l’assegno, ma ne avevano spiegato le ragioni in una nota stampa. Ma intascarlo non voleva dire giocarselo al Gratta&vinci o in qualche resort esotica bensì, aveva spiegato allora Baldin, in base a un accordo con la Regione, la parte a carico dell’ente sarebbe stata restituita e accantonata in un fondo regionale. A fine legislatura, coerentemente con quanto affermato in campagna elettorale, ecco che il conto sarebbe stato in equilibrio e nella disponibilità di Scarabel e Baldin ci sarebbe stata solo parte versata direttamente, peraltro utilizzabile per beneficenza, e non la "porzione" pubblica.
Ma l’assemblea dei "150" non è affatto d’accordo e da Marcon è uscito forte e chiaro il monito a Scarabel e Baldin: dimettetevi. A reclamare il passo indietro dei due è stato oltre il 93% dei presenti. Un plebiscito. È la forza del movimento. O ci stai o non ci stai, e i due lo sapevano anche prima. Gli interessati ovviamente si sono blindati, ma anche gli altri stanno sottovento. Per capire da che parte va il fuoco di quel rogo.
Ultimo aggiornamento: 6 Settembre, 13:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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