Il terrorismo in Cronache di piombo: il libro di Favaro con il Gazzettino fino a fine dicembre

Lunedì 20 Dicembre 2021 di Adriano Favaro
Cesare Taliercio e Teresa Friggio Albanese

E' ancora in edicola fino alla fine di dicembre il libro “Cronache di piombo” di Adriano Favaro assieme al Gazzettino a 8,80 euro più il prezzo del quotidiano.

Cesare Taliercio aveva 18 anni quando, assieme ai famigliari in via Milano, a Mestre venne sequestrato dal commando brigatista che il 20 maggio del 1981 rapì suo padre Giuseppe, direttore generale del Petrolchimico di Porto Marghera. All'alba del 47. giorno i terroristi restituirono il corpo del dirigente industriale crivellato di colpi nel bagagliaio di una 128 Fiat azzurrina (rubata settimane prima ad un tipografo del Gazzettino). Giuseppe Taliercio era stato incarcerato in una soffitta di un'abitazione di Tarcento, in Friuli, processato e poi ucciso da Antonio Savasta, uno dei capi brigatisti arrivato da Roma. Taliercio come Moro fu il titolo di prima pagina del Gazzettino, un titolo simile fecero moltissime testate.
Cesare Taliercio da alcuni anni è diventato un pacato testimone delle vicende che hanno colpito suo padre e la famiglia.

La sua esperienza - come quella di tanti altri testimoni del tempo come Barbara Gori, Teresa Albanese, il fratello Antonio Taliercio, il commissario Antionio Palmosi, il generale dei carabinieri Sergio Boscarato, Giuseppe Sarti avvocato difensore d'ufficio, il giudice Carlo Nordio e altri si ritrova adesso nel libro Cronache di piombo che chi scrive queste note ha compilato per ricordare gli anni neri del Nordest, 1980-1981 quando le brigate rosse assassinarono Sergio Gori (29 gennaio 1980), Alfredo Albanese (12 maggio 1980) e Giuseppe Taliercio. E dopo rapirono e tennero prigioniero il generale Dozier.


LA TESTIMONIANZA

«Questo è un libro - spiega Cesare Taliercio che va letto per capire il nostro presente. L'esistenza che viviamo, la nostra stessa libertà, è stata garantita anche dal sacrificio di molti uomini che hanno testimoniato la loro civiltà contro la violenza. E dico che non ci può essere un distacco di fronte alle violenze seguito da un ma. Dopo le confessioni di Antonio Savasta, l'assassino di mio padre arrestato nel covo di Padova in via Pindemonte dove era tenuto Dozier ricorda - allora si chiarì tutto. A quei tempi i brigatisti sembravano invincibili: sequestri, uccisioni. L'azione dei Nocs fu di grande liberazione; ma abbiamo avuto anche molti rimpianti: nostro padre non sarebbe tornato mai più. Penso sempre che dietro ad un'ideologia c'è sempre una persona che agisce, un individuo che sceglie. Dico questo per ricordarlo alle giovani generazioni - che capiscono le ingiustizie del mondo e che si trovano davanti a problemi difficili che non possono avere soluzioni facili - A loro dico che quegli anni furono anche belli, per la musica delle radio libere, le riforme, i grandi sforzi sociali. Le mie figli ascoltano musica degli anni 80/90. Io mai avrei amato una nillapizzi che invece piaceva a mamma. Questi giovani sono vicini a noi. E devono guardare con noi ai pericoli che una società divisa potrebbe non sopportare». Ho ancora qualche paura? Sì, quello di avere davanti un Paese sospeso, un'Italia che deve fare ancora molti sforzi per evitare che il passato della violenza ritorni. Purtroppo la storia sembra non insegnarci niente».
 

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