Teodoro Correr, il collezionista che fece nascere il museo

Lunedì 9 Luglio 2018 di Alberto Toso Fei
Teodoro Correr nel disegno di Matteo Bergamelli
VENEZIA - Dopo la caduta della Serenissima diede un impulso ancora maggiore alla sua insostenibile pulsione a raccogliere ogni cimelio, ricordo, testimonianza di ciò che la civiltà veneziana aveva mostrato per secoli: dipinti, statue, monete, maioliche, vetri, libri, incisioni, manoscritti, gemme, smalti, armi, medaglie, curiosità e reperti archeologici.

Per farlo, Teodoro Correr non esitò talvolta a ricorrere a metodi poco ortodossi, a imbrogliare (e a essere imbrogliato) e ad approfittarsi delle situazioni che via via gli si presentavano.
D’altronde, la prima metà dell’Ottocento vide lo smembramento e la svendita al mercato antiquario di interi patrimoni familiari, ceduti al miglior offerente per fare cassa, che in genere passarono in mano a persone che non andavano troppo per il sottile.




È comunque indiscutibile che questa sua attitudine – che in vecchiaia si trasformò in paranoia – abbia contribuito a preservare la conoscenza e il valore della storia di Venezia, che attraverso quegli oggetti è riconoscibile e descrivibile ancora oggi.
La sua collezione, infatti, inizialmente esposta nelle stanze della sua casa a San Zan Degolà, fu poi donata alla città e mostrata al pubblico dal 1879 al Fondaco dei Turchi, per poi incrementarsi e trovare ospitalità nel 1922 nell’Ala Napoleonica delle Procuratie, dando vita all’attuale Museo Correr.
Teodoro Maria Francesco Gasparo Correr aveva però dimostrato una grande passione per i cimeli della storia veneziana fin da giovane, a Serenissima ampiamente in vita. Membro anzi di una delle famiglie veneziane patrizie più antiche (era nato il 12 dicembre 1750 da Giacomo Correr e dalla nobile napoletana Anna Maria Petagno dei principi di Trebisaccia), Teodoro fu il terzo di nove fratelli, ma essendo i primi due morti a pochi mesi di età prima della sua nascita (a entrambi era stato imposto il nome di Teodoro, che era quello del nonno paterno) egli nacque praticamente come primogenito e in linea teorica il peso del suo lignaggio sarebbe dovuto ricadere su di lui.
In linea teorica perché, per tutta la vita, Teodoro Correr non fece altro che sottrarsi agli obblighi derivantigli dalla sua appartenenza alla nobiltà veneziana; a venticinque anni, come d’abitudine per i giovani patrizi, entrò in Maggior Consiglio e iniziò suo malgrado a ricoprire alcune magistrature minori: Savio agli Ordini, Provveditore alle Pompe, Provveditore di Comun. Nel 1787 fu eletto alla carica di Podestà di Treviso ma chiese e ottenne l’immediata dispensa dall’incarico: “Niente di più mortificante – scrisse allora nella supplica – esser vi può certamente per un cittadino, che di trovarsi costituito in circostanze tali di non poter pronto prestarsi alle disposizioni della patria, e di vedersi costretto per mancanza di mezzi, co’ quali sostenere i conferiti impieghi d’implorarne di essi la dispensa”.
Nell’agosto dell’anno successivo sfiorò per un soffio l’elezione a Podestà di Verona, e per evitare ulteriori rischi futuri non esitò a vestire l’abito di abate, eventualità che gli precluse felicemente qualsiasi incarico politico futuro. Anche dopo la caduta della Repubblica, nel 1797, fu chiamato a prestare servizio nella Guardia Civica ma preferì versare un indennizzo mensile pur di esserne dispensato, producendo alcuni certificati medici.
In realtà furono proprio questi gli anni più proficui per la sua attività di raccoglitore e collezionista. Man mano che invecchiava, iniziarono a circolare su di lui malignità e cattiverie, che lo volevano a volte astuto speculatore e altre sciocco raggirato: nel 1819 Emmanuele Cicogna lo descrisse come “un ometto asciutto speculativo e gretto” con “il viso somigliante ad un alocco e teneva sempre aperta la bocca”. Preoccupato dei destini della sua raccolta, diventata oramai ingentissima, il 10 gennaio 1830 dispose di donarla alla città, a patto che fosse esposta e che prendesse il nome di “Raccolta Correr”. Morì il 20 febbraio successivo, lasciando nelle mani dei veneziani un patrimonio artistico e storico invidiabile, e ponendo le basi di quello che nel tempo sarebbe diventato un complesso sistema museale civico.
Ultimo aggiornamento: 10 Luglio, 09:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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