La tassa di accesso a Venezia finisce alla Commissione Europea di Bruxelles, il ricorso: «Viola la libera circolazione in Ue»

Giovedì 17 Settembre 2020 di Nicola Munaro
La tassa di accesso a Venezia finisce alla Commissione Europea di Bruxelles, il ricorso: «Viola la libera circolazione in Ue»
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VENEZIA - Atteso, annunciato, limato nei dettagli. Rimandato e stoppato sulla linea di partenza dalla pandemia da coronavirus. Sembra non esserci pace per il contributo d'accesso al centro storico e alle isole minori di Venezia, ora finito anche al centro di un ricorso depositato nelle scorse settimane alla Commissione Europea di Bruxelles. Il motivo? In sostanza l'istituzione del contributo d'accesso violerebbe la libera circolazione dei cittadini tra gli stati membri dell'Unione europea. 

LE DISCRIMINAZIONI
A presentare il ricorso è stato un lidense residente da anni in Belgio, dove ha moglie e figli che a Venezia non sono nati e che si troverebbero a pagare il contributo d'accesso per ogni loro viaggio in laguna.
Per lui questa sarebbe una prima violazione dei diritti che, a cascata, dà vita a una serie di discriminazioni. Soprattutto «tra membri di una stessa famiglia - si legge - Quando facciamo visita ai miei nipoti, mia moglie ed io non paghiamo il contributo di accesso alla città. Lo pagano invece i miei figli che ci accompagnano. Sono infatti esentati dal pagamento della tassa i parenti o affini fino al 3° grado di residenti nel centro storico del comune. I cugini sono parenti di 4° grado». Ma anche «tra cugini. I miei due figli, di nazionalità belga - continua il denunciante - quando vanno a Venezia a trovare i loro due cugini, di nazionalità italiana, devono pagare un biglietto di 6 euro (al giorno) solo per poter entrare in città. Non pagano il biglietto gli altri cugini italiani residenti nel comune ma al di fuori della Città Antica».

LA QUESTIONE ECONOMICA
Tra le leggi che il contributo d'accesso violerebbe, anche l'articolo 27 della direttiva 2004/38/CE sul diritto dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli stati membri. I quali «possono limitare la libertà di circolazione e di soggiorno di un cittadino dell'Unione o di un suo familiare (...) per motivi di ordine pubblico, di pubblica sicurezza o di sanità pubblica» E non «per fini economici». Ed è, questo, il «fine illegittimo» sollevato dal firmatario dell'esposto che, nel suo documento, scrive come «tale contributo, secondo il Comune, oltre a gestire i flussi servirebbe a ridurre quegli extra costi ordinari che Venezia ha in base alla propria specificità, come ad esempio le operazioni di pulizia e asporto rifiuti, e garantire le manutenzioni tipiche, come quelle dei masegni, delle rive, dei ponti, del proprio patrimonio». Lavori così pagati - ed è la tesi sui cui si fonda il ricorso - dai turisti.

IL SECONDO ESPOSTO
Un altro ricorso è stato presentato dal lidense sui costi di emissioni della tessera VeneziaUnica per i non residenti e «anche per noi che ci muoviamo tra le isole di Venezia non per turismo, ma per esigenze familiari». La palla ora passa alla Commissione Europea.
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