Medici e pediatri, test e vaccini in ambulatorio: ​«Non siamo tamponatori, noi curiamo le persone»

Domenica 30 Gennaio 2022 di Angela Pederiva
Medici e pediatri, test e vaccini in ambulatorio: «Non siamo tamponatori, noi curiamo le persone»
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Nella sua dura reprimenda contro i medici di base, venerdì Luciano Flor aveva praticamente assolto la Fimmg, puntando il dito piuttosto contro lo sciopero proclamato dallo Snami e dallo Smi. Ma dopo aver letto le dichiarazioni del direttore generale della Sanità, ieri la più rappresentativa delle organizzazioni sindacali di categoria non è riuscita a tacere: «Il medico di Medicina Generale non può essere emarginato al ruolo di tamponatore, ma deve curare le persone», ha detto il segretario regionale Maurizio Scassola.

Il botta e risposta fra Palazzo Balbi e i camici bianchi si inquadra nello scontro sulla riforma nazionale della medicina generale, con il Veneto che vorrebbe trasformare i liberi professionisti convenzionati in dipendenti a tutti gli effetti.


Medici di base al servizio dei distretti

La questione tornerà la prossima settimana sul tavolo della Conferenza delle Regioni, visto che non c'è unità sulla bozza del documento che prevede per i medici di famiglia un impegno di 38 ore alla settimana, di cui 20 da svolgere negli studi e 18 da dedicare ad attività sanitarie promosse dal distretto, nonché una retribuzione basata per il 70% su base capitaria e legata per il restante 30% al raggiungimento di determinati obiettivi. La proposta della Campania, condivisa nella sostanza anche dal Veneto, dalla Toscana e dal Lazio, è di trasformare i rapporti di convenzione in contratti di dipendenza. In particolare l'idea veneta sarebbe di far valere la novità per i nuovi ingaggi. Tutte ipotesi comunque osteggiate dai sindacati.


Tamponi dal dottore

Su questo sfondo va registrata la replica della Fimmg a Flor, che aveva accusato la medicina territoriale di effettuare solo il 3,2% dei test anti-virus. «Precisiamo come tale obbligo afferma Scassola si riferisca alla specifica situazione in cui il medico ritiene di effettuare il tampone per una diagnosi differenziale tra Covid-19 e altra patologia nell'ambito della sua attività quotidiana. È la Medicina Generale del Veneto, unica in Italia, che, considerata la grave situazione pandemica, si è resa disponibile a effettuare i tamponi e le procedure contumaciali». Al riguardo il segretario precisa che la categoria si fa carico «dal 40 all'80% delle procedure con il rilascio di decine di migliaia di provvedimenti, sacrificando una parte non marginale dei compiti clinici e delle comunicazioni paziente / medico». Conclusione: «Non è sui tamponi che la Medicina Generale deve dimostrare il proprio ruolo all'interno del Servizio sociosanitario regionale: dobbiamo essere messi in grado di curare le persone e la Regione deve dimostrare di conoscere i bisogni delle persone e degli operatori offrendo servizi ai cittadini e riorganizzando l'assistenza primaria».

Ultimo aggiornamento: 31 Gennaio, 12:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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