Tampone positivo al Covid: famiglia in quarantena. Ma quel test non è mai stato fatto

Martedì 5 Gennaio 2021 di Fabrizio Cibin
Tampone positivo al Covid: famiglia in quarantena. Ma quel test non era mai stato fatto
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SAN DONÀ DI PIAVE - Prigionieri di un tampone fantasma. Vittima è una famiglia di San Donà, in quarantena perché al figlio è stata comunicata la positività di un tampone che non ha mai eseguito. Un caso di omonimia e di trascrizione errata del codice fiscale di un altro paziente, la giustificazione fornita dall'Ulss 4.

Ma intanto la famiglia deve girare con la diffida redatta dall'avvocato per evitare di incorrere in sanzioni (nel caso di controlli) dato che risulta formalmente in quarantena causa la presunta, ed errata, positività del figlio.


Tampone positivo

Il 28 dicembre al giovane, di 23 anni, viene informato telefonicamente al cellulare dall'Azienda sanitaria, di essere risultato positivo al tampone molecolare eseguito il 20 dicembre; naturalmente la comunicazione si concludeva con la raccomandazione a rispettare l'isolamento domiciliare fiduciario. Il ragazzo è caduto dalle nuvole, perché lui aveva effettivamente eseguito un tampone, ma nel maggio scorso, in coda alla prima ondata della pandemia; tampone, peraltro, dall'esito negativo. Il ragazzo ha cercato di spiegare all'azienda sanitaria, oltre che al Sist, il sistema informativo sanitario territoriale, che si doveva trattare di un errore di persona. Ma non c'è stato verso: formalmente risultava tamponato e positivo. E poiché vale di più l'esito del referto che quanto viene affermato da una persona al telefono (ci può essere sempre chi tenta di barare), non c'è stato verso di convincere chi stava dall'altra parte dell'assoluta innocenza. 

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Scatta la quarantena

Il ragazzo ha anche chiamato il medico di base, che non ha potuto nulla, visto che quella comunicazione sosteneva la positività. Per cui per tutta la famiglia è iniziata la quarantena forzata (che ha anche significato la chiusura dell'azienda artigiana di famiglia), in attesa di una soluzione. Per farlo il giovane si è rivolto all'avvocato Luca Pavanetto, che ha invitato l'Ulss4 a rettificare tempestivamente l'errata segnalazione e a verificare, con la massima celerità, l'esatta identità di colui che si era realmente sottoposto al tampone.

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Famiglia segregata

«È ricostruire con estrema urgenza spiega l'avvocato Pavanetto cosa possa essere accaduto, innanzitutto per restituire al mio cliente e alla sua famiglia una sia pur minima libertà di movimento». Interpellata, l'azienda sanitaria ha ricostruito quanto accaduto. Di base c'è stato un caso di omonimia e un (umano) errore di trascrizione di un codice fiscale. Il 20 dicembre un ragazzo di Portogruaro, con lo stesso nome di quello di San Donà, si era sottoposto al tampone, avendo dei sintomi che facevano pensare al Covid-19; in attesa dell'esito si era messo in isolamento, ma la positività, per errore di trascrizione del codice fiscale, è stata comunicata al ventitreenne di San Donà. Dell'errore è stato informato pure il medico di base anche se, secondo l'avvocato Pavanetto, ieri pomeriggio al suo assistito non era ancora stato comunicato il via libera.

Ultimo aggiornamento: 7 Gennaio, 08:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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