​Tornano dalla vacanza in Sardegna. L'odissea per un tampone: senza risposta da 8 giorni

Martedì 1 Settembre 2020 di Gabriele Pipia
Tornano dalla vacanza in Sardegna. L'odissea per un tampone: senza risposta da 8 giorni
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VENEZIA «Si informano i gentili passeggeri che all'arrivo al porto di Civitavecchia sarà possibile effettuare in forma gratuita e facoltativa un tampone naso-faringeo nell'area drive-in appositamente allestita». La voce del personale di bordo rimbomba da tutti gli altoparlanti della nave Moby-Tirrenia che ci sta riportando dalla Sardegna alla costa laziale. Sono le 7.30 del mattino di domenica 23 agosto, siamo in viaggio da 10 ore e attorno a noi ci sono centinaia di persone reduci dalla vacanza nell'isola. Bambini con lo sguardo incollato fuori dall'oblò, genitori preoccupati che scorrono le ultime notizie sul cellulare («Boom di contagi in Sardegna, la Regione Lazio prende le contromisure») e pure un campione del mondo: il nuotatore Max Rosolino sorride e si lascia fotografare, ma sempre mantenendo le distanze. Il personale ripete l'annuncio al microfono una volta e poi un'altra ancora. Noi, in attesa di sbarcare e tornare in Veneto, ci guardiamo convinti: «Facciamo il tampone».
 

Il tampone dopo la vacanza in Sardegna

Non abbiamo sintomi da Covid. Non siamo stati in locali dove sono emersi casi di contagi. Non siamo obbligati a fare il tampone. Ma è una questione di senso di responsabilità. In questi giorni di vacanza siamo sempre stati attenti e sabato sera al porto di Cagliari ci hanno misurato la temperatura, ma sappiamo che non basta. Questa è una precauzione in più. «Tanto l'esito ci arriva in poco tempo», diciamo. Sì, più o meno. Perché se ora abbiamo in mano un referto negativo il merito è solo dell'efficienza dell'Ulss 3 Serenissima di Venezia e non certo del tampone effettuato dall'Asl di Roma, di cui negli 8 giorni successivi non abbiamo più saputo nulla. 
 

Test in 30 minuti, il risultato quando?

La nave attracca in porto dopo le 10. Il drive-in è fuori dall'area portuale e le indicazioni lasciano a desiderare, ma ci arriviamo comunque in fretta. Ci troviamo in coda con una decina di altre persone (molto poche, rispetto alla mole di vacanzieri di ritorno dalla Sardegna) e in meno di 30 minuti sbrighiamo tutto senza mai scendere dall'auto. Una prima addetta in camice bianco ci fornisce due moduli da compilare in cui inseriamo nome, indirizzo, codice fiscale, telefono e mail. Ci viene fatto il tampone e poi chiediamo informazioni. «Quando avremo l'esito?». Pronta la risposta di un'infermiera: «Se siete positivi vi chiamiamo entro 48 ore». Ma l'esito lo riceveremo comunque? «Sì, entro 72 ore». La risposta è accompagnata da un sorriso e una raccomandazione: «Magari intanto non andate a trovare la nonna». Nel momento in cui scriviamo, però, di ore ne sono passate 200. E la nonna, ovviamente, non siamo mai andati a trovarla. 
 

Covid, contattati se positivi al test

Prima di lasciarci proseguire ci viene dato un foglio con l'intestazione dell'Asl Roma 4: «In caso di esito positivo sarete contattati tempestivamente. Per ricevere l'esito del tampone effettuato può rivolgersi ai seguenti contatti». Seguono una mail e un numero di telefono. I problemi, però, nascono qui. Per due giorni quel telefono risulta costantemente occupato mentre alle mail (siamo in quattro e ne abbiamo inviate almeno il doppio) non risponde nessuno. Due giorni dopo, magia: il telefono non è più occupato, ma risponde una voce automatica: «Per acquisire i referti dei tamponi l'utente deve inviare una mail». L'indirizzo fornito è diverso da quello riportato sul foglio di carta. Scriviamo anche qui, spedendo almeno 5 mail: zero risposte. Allora scriviamo all'Ufficio relazioni col pubblico: ci viene inviata una mail preimpostata con diversi recapiti telefonici, ma anche a questi non risponde nessuno. Proviamo allora con la pagina Facebook dell'Asl Roma 4: «Ti preghiamo di attendere». Poi il nulla. 

 

Tampone fatto, risultato perso

Nel frattempo, però, siamo in Veneto. C'è chi deve lavorare, chi deve andare dai genitori, chi deve fare una visita medica («Finché non avete l'esito del tampone è meglio che non venite, rinviamo l'appuntamento» spiega gentilmente la segreteria di un centro clinico veneziano). Formalmente noi non siamo in isolamento, ma sta a noi limitare al massimo i contatti. «Saremo negativi o magari si sono persi i tamponi?», iniziamo a chiederci. Nel dubbio, attendiamo e continuiamo a sollecitare invano. Fino a venerdì mattina, quando cogliamo al volo la nuova ordinanza della Regione Veneto: tamponi facoltativi a chi rientra dalla Sardegna. 

All'ospedale di Noale il personale è bene organizzato e la risposta è efficiente.
Tampone effettuato venerdì mattina, referto (negativo) caricato sul portale dell'Ulss sabato pomeriggio. A Civitavecchia 10 giorni fa l'afflusso di vacanzieri di ritorno era enormemente maggiore e il personale dell'Asl romano ha lavorato giorno e notte, certo, ma il problema è soprattutto di comunicazione. Lo evidenzia su Instagram, con un lungo sfogo, il noto chef stellato Giancarlo Morelli: «Ho fatto il tampone il 23 a Civitavecchia di ritorno dalla Sardegna, dopo 4 giorni non so ancora niente. Ma come funziona l'Italia?». Di giorni per noi ne sono passati 8. E la

Ultimo aggiornamento: 2 Settembre, 09:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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