Prof ottiene giustizia per il posto fisso, ma dopo 25 anni ed è già in pensione

Giovedì 22 Febbraio 2018
Prof ottiene giustizia per il posto fisso, ma dopo 25 anni ed è già in pensione
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LA SENTENZA
VENEZIA Tre giorni fa, all'inaugurazione dell'anno giudiziario del Tar del Veneto, era emerso che allo scorso 31 dicembre risultavano pendenti 6.509 ricorsi, per il 43% in giacenza ultraquinquennale. Ma un conto sono i numeri impersonali, un altro sono le storie vissute. Come quella di una professoressa che ha ottenuto giustizia su una supplenza a cui aveva diritto: peccato che da allora siano passati 25 anni e che la veronese abbia fatto in tempo ad andare in pensione, prima di vedere emessa la fatidica sentenza in suo favore.
LA VICENDA
Tutto comincia nell'anno scolastico 1993/1994, quando Margherita Dall'Ovo si piazza al primo posto tra gli abilitati alla classe A086 (che all'epoca definiva l'insegnamento di scienze naturali, chimica e geografia), sia nella graduatoria provinciale di Verona tenuta dal Provveditorato, sia in quella d'istituto aggiornata dall'Itc Calabrese di San Pietro in Cariano. Chiamata dal Provveditorato, la docente accetta una supplenza di 9 ore settimanali al Liceo Fracastoro di Verona. Nel frattempo però anche il Calabrese ha bisogno di assegnare un incarico analogo, solo che il preside non lo conferisce a lei, bensì ad una collega collocata in una posizione inferiore. Da quel momento inizia una lunga battaglia giudiziaria. Contro quella nomina che non le ha permesso il completamento di orario a 18 ore settimanali, la professoressa Dall'Ovo presenta infatti un primo ricorso amministrativo, che però viene rigettato. Così l'insegnante ne propone un altro di straordinario, che nel 1997 viene accolto con decreto del presidente della Repubblica. A quel punto la donna formula un'istanza per la ricostruzione della propria posizione giuridica ed economica, senza tuttavia ottenere alcun riscontro.
IL RICORSO
Perciò nel 2000 la docente si rivolge al Tribunale amministrativo regionale, chiedendo l'accertamento del suo diritto ad essere risarcita per il danno subìto e la condanna dell'amministrazione al pagamento del relativo indennizzo. Gli anni passano, la causa arranca. Siccome non viene formalizzata una nuova istanza di fissazione dell'udienza, nel 2011 il ricorso è dichiarato «perento», cioè estinto per prescrizione. Ma la professoressa Dall'Ovo ha ancora interesse alla trattazione della causa, che tre mesi dopo viene dunque reiscritta a ruolo. Arriviamo ad un paio di settimane fa: in vista del 6 febbraio, data in cui è stata convocata l'udienza pubblica di smaltimento (la sperimentazione con cui il Tar del Veneto sonda la volontà delle parti di proseguire i giudizi vecchi), sia l'insegnante che il ministero dell'Istruzione presentano le rispettive memorie.
LE MOTIVAZIONI
Eccoci così finalmente al verdetto. «Sulla sussistenza del danno patrimoniale non possono esservi dubbi», argomentano i giudici della seconda sezione, per i quali è chiara la «colpa della Pubblica Amministrazione», nell'aver dato ad un'altra docente la supplenza che spettava a lei, che ha così patito anche «l'incisione del diritto ad esplicare la propria personalità attraverso il lavoro». Per questo nel giro di 40 giorni il ministero dovrà offrirle una somma che tenga conto dei mancati stipendi, nonché della rivalutazione monetaria e degli interessi legali. Tutto bene? Sì, se non fosse che a giugno del 2017 la professoressa Dall'Ovo è andata in pensione...
Angela Pederiva
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Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 10:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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