Sudan, è scontro tra bande: Zennaro liberato e poi riarrestato

Giovedì 27 Maggio 2021 di Davide Tamiello
Marco Zennaro
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VENEZIA - L'incubo stavolta sembrava finito. Dopo quasi due mesi d'attesa per Marco Zennaro, il 46enne imprenditore veneziano detenuto in Sudan in una cella del commissariato di Khartoum, era arrivata la tanto agognata decisione del Procuratore generale locale: il magistrato sudanese aveva firmato l'istanza di scarcerazione, accogliendo quindi il ricorso della difesa, ritenendo prive di fondamento le accuse e quindi, di conseguenza, la reclusione dell'uomo.


Reclusione, peraltro, non in una cella di un carcere ma in una camera di sicurezza di un commissariato, appunto. Una struttura in cui, normalmente, non si dovrebbero trascorrere più di 48 ore per un arresto o un fermo. La lettera del procuratore, quindi, sembrava chiudere (almeno per ora) questa assurda vicenda.
Qualcosa, però, è andato storto: Marco ieri pomeriggio stava uscendo appunto dagli uffici del commissariato ma all'ingresso si è visto bloccare per la terza volta (per uscire dalla prima detenzione ai domiciliari in albergo, a marzo, aveva pagato 400 mila euro, poi però era stato fermato in aeroporto e trascinato in commissariato).

I miliziani l'hanno dunque preso in consegna e riportato in cella con un nuovo mandato di arresto: inizialmente pareva dovesse essere trasferito in un altro commissariato per rispondere ad altre accuse, poi si è deciso di trattenerlo nella stessa struttura in cui ha trascorso gli ultimi due mesi. Quali siano queste accuse, però, non è stato riferito né al procuratore generale, né alla difesa né all'ambasciata italiana.


Sull'episodio è stata subito informata la Farnesina che ora si sta muovendo di conseguenza. Il primo a ricevere l'informazione sugli sviluppi del caso è stato il deputato del Pd Nicola Pellicani. «A questo punto è chiaro che si tratta di un sequestro a scopo di estorsione (il miliziano che aveva finanziato l'affare per cui ora Zennaro si trova detenuto, Abdallah Esa Yousif Ahamed, chiede 700mila euro, ndr) - commenta duro il parlamentare - l'Italia non può e non deve assistere a questa inconcepibile e continua violazione dei diritti, bisogna intervenire immediatamente». 
Sulla vicenda dell'imprenditore veneziano Marco Zennaro, detenuto in Sudan, «ho avuto più interlocuzioni con il ministro Di Maio, l'ho trovato disponibile ma anche informato», ha detto il presidente del Veneto Luca Zaia che non si sbilancia sulla sorte di Zennaro, ma fa capire che la pressione diplomatica è a pieno regime. «Tra i tanti ragionamenti di queste ore - dice Zaia - dico che è aumentata l'attività su questo caso per arrivare a una possibile soluzione. Il quadro è abbondantemente definito, sia sul fatto che è stato trattenuto in carcere, che ha fatto una fideiussione e poi ri-trattenuto in carcere. Tutte le forze sono dispiegate per l'obiettivo di rilasciarlo, e siamo sul pezzo».


Per i deputati e i senatori veneti della Lega quello ai danni di Marco Zennaro «si chiama sequestro di persona. Un reato gravissimo». In una nota i parlamentari del Carroccio scrivono che è necessario «liberare subito Marco Zennaro. L'imprenditore veneziano continua ad essere detenuto in un carcere del Sudan in condizioni disumane e senza nemmeno una motivazione ufficiale». E spiegano di aver presentato «un'interrogazione al Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Ma anche l'Ue batta un colpo: fino a prova contraria, Marco Zennaro è un cittadino italiano ed europeo. Soprattutto, Marco Zennaro è una persona che versa ormai in uno stato psicofisico molto preoccupante. Vogliamo chiarezza. Bisogna fare assolutamente presto per garantirgli tutta l'assistenza medica necessaria e riportarlo a casa nel più breve tempo possibile».
E il senator veneto dell'Ud Antonio de Poli rilancia l'hashtag #sosteniamomarco: «Da Venezia e dal Veneto - annuncia -, domenica prossima, si leverà un grido di speranza, un appello alle istituzioni per riportare a casa Marco Zennaro».
 

Ultimo aggiornamento: 28 Maggio, 10:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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