VENEZIA - Era contento che sua figlia fosse venuta a lavorare e vivere a Venezia, una città che riteneva sicura.
LA TESTIMONIANZA
Un padre ancora sconvolto per quanto accaduto. Che ovviamente chiede l’anonimato, per proteggere l’identità della figlia, ma che racconta l’esperienza vissuta. «Mia figlia lavora e vive a Venezia. Io e il resto della famiglia viviamo in una regione del sud - premette -. Ero contento che mia figlia avesse trovato questo lavoro. Ero anche venuto a Venezia per trovare insieme a lei la prima sistemazione... Ero così contento che quando i compaesani mi chiedevano di mia figlia splendevo come al sole: a tutti ripetevo che a Venezia respiravo un’atmosfera di sicurezza che nella nostra terra te la puoi scordare. Invece è successo quello che le vittime di questi orrendi delitti e i loro congiunti non vorrebbero che succedesse mai e poi mai a nessuno». Uno sfogo prima dei ringraziamenti sentitissimi. «Il mio è un grazie di cuore alle forze dell’ordine, intervenute tempestivamente, che hanno permesso la cattura del responsabile del reato - continua il padre - e sopratutto alle persone che sono scese dalle proprie abitazioni per aiutare la mia bambina inerme nei confronti di questo balordo. Grazie, grazie di cuore... Speriamo di superare questo dramma».
L’ARRESTATO
Oggi intanto Brugagnolo comparirà davanti al giudice per le indagini preliminari, Gabriele Stigliano Messuti, per la convalida dell’arresto. Dopo tre notti in carcere, potrà difendersi, assistito dal suo difensore, l’avvocato Simone Guglielmin. A disporre l’arresto per violenza sessuale, è stata il pubblico ministero di turno, Paola Tonini. Contro l’uomo c’è il racconto della vittima, che lo ha riconosciuto, così come lo hanno riconosciuto alcuni residenti testimoni della violenza. L’aggressione era avvenuto attorno alle due di notte, a San Girolamo. La ragazza, dopo aver lasciato il gruppo con cui aveva passato la serata, si era sentita seguita fin dalla Strada Nuova. Per questo aveva chiamato un’amica al cellulare. Ma all’altezza della Croce, l’uomo era passato all’azione, aggredendola e gettandole il telefonino in acqua. Una violenza contro cui la ragazza si era difesa con tutte le sue forze. Le sue urla avevano svegliato il vicinato che si era fatto vedere. A quel punto l’uomo era scappato, lasciando la ragazza a terra, piena di graffi e lividi. A rintracciarlo ci avevano poi pensato gli agenti delle volanti.