Stadi, affondo di Salvini: «Con i soldi dei privati. I fondi Ue servono per scuole e ferrovie»

Lunedì 24 Aprile 2023 di Fulvio Fenzo
Stadi, affondo di Salvini: «Con i soldi dei privati. I fondi Ue servono per scuole e ferrovie»

VENEZIA - Era già stato più che chiaro nell’intervista rilasciata al Gazzettino una decina di giorni fa: «Se ti danno dei soldi per la sostenibilità, l’innovazione e la riduzione delle emissioni, ma tu li usi per uno stadio, evidentemente fai una scelta quanto meno bizzarra».

E ieri da Firenze - l’altra città che, assieme a Venezia, è stata depennata dai finanziamenti ammessi con il Pnrr avendo presentato il progetto di riqualificazione dello stadio Franchi - il vicepremier Matteo Salvini ha affondato la lama sulla ferita ancora aperta sui due capoluoghi: «Gli stadi vanno fatti con i soldi dei privati». 


IL VICEPREMIER
«Tutta Italia ha bisogno di stadi nuovi, più moderni, più sicuri, ma penso che ci siano privati che a Firenze, come a Milano, a Roma come ovunque, possano investire denari privati. I fondi del Pnrr servono per le scuole, per le ferrovie, per sistemare le case popolari, non per gli stadi» ha sottolineato Salvini il giorno dopo la definitiva bocciatura dell’Unione Europea allo stanziamento di fondi del Pnrr per gli stadi di Venezia e Firenze. Che, per la città lagunare, significa anche lo stop al progetto del palasport per complessivi 300 milioni di euro, di cui quasi un terzo dovevano essere finanziati appunto dall’Europa, mentre i 200 milioni restanti andrebbero a carico delle casse comunali, tra utilizzo dell’avanzo di bilancio e mutui. Una presa di posizione estremamente rigorosa che potrebbe essere letta anche come un altolà al cosiddetto “Piano B” che sarebbe al vaglio del Governo (sul quale ovviamente contano sia Venezia che Firenze), e cioè sull’utilizzo di altre fonti di finanziamento pubbliche per trovare i 148 milioni di euro complessivamente mancanti.


CONTE E ZANELLA 
«Presenterò un’interrogazione in Parlamento Europeo per chiedere perché solo ora è stato bloccato il Bosco dello Sport di Venezia - annuncia intanto l’europarlamentare della Lega Rosanna Conte -. Il progetto è sul tavolo dei funzionari di Bruxelles da molti mesi. Ai tempi del Governo Draghi nessuno si era permesso di avanzare dubbi al riguardo. Nessuno in Commissione si è preso la briga di valutare le conseguenze per il nostro territorio, dopo che erano in qualche modo giunte rassicurazioni in merito. Venezia e i veneziani non possono pagare a causa di una rappresaglia politica». 
Di tutt’altro parere Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera: «È una vittoria schiacciante delle nostre ragioni contro quelle speculative dei poteri interessati alla costruzione di una città dello sport praticamente in Laguna, in un’area estremamente delicata e di fragile equilibrio - sottolinea Zanella -. Ringrazio il commissario europeo Paolo Gentiloni al quale ci siamo rivolti spiegando le motivazioni con le quali chiedevamo di respingere il progetto, anche se il pericolo non è scampato: vigileremo perché non sia portato avanti in altro modo». 


BRUGNARO
Vallo a dire a Luigi Brugnaro, però, che anche ieri ha ribadito che stadio e arena andranno comunque avanti. «Il Bosco dello Sport è diventato un caso politico più che tecnico, perché noi abbiamo agito con il massimo rigore, con il Governo precedente che aveva fatto tutti i decreti - ricorda il sindaco in un’intervista concessa ieri alle reti Mediaset -. Noi andremo ovviamente avanti e ci fidiamo del Governo senza fare polemiche». In ballo, infatti, c’è prima di tutto la “rata” di 19 miliardi del Pnrr che l’Italia deve assolutamente incassare. «Troveremo un altro sistema. Credo che il Governo abbia capito bene come deve muoversi e come darci una mano - è come sempre ottimista il primo cittadino veneziano -. Sappiamo che c’è gente che sarebbe contenta che si bloccasse tutto... Li aspettiamo all’uscita dello stadio».
 

Ultimo aggiornamento: 25 Aprile, 09:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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