SPINEA - Nuovo scossone alla politica spinetense. La Procura della Repubblica ha aperto un’inchiesta nei confronti di alcuni componenti dell’attuale e del precedente Consiglio comunale, sia di maggioranza che di opposizione, accusati di aver certificato alcune firme irregolari in occasione dell’ultima campagna elettorale, nel 2019. Sotto accusa una manciata di sigle, fino a un massimo di 12 o 13, contestate per ciascuna delle liste elettorali coinvolte. Tutto partirebbe dall’esposto di uno o più candidati poi rimasti fuori dal Consiglio per insufficienza di voti.
CHI RISCHIA
Si tratta di 7 nomi, tra chi è stato rieletto e chi invece non è più presente in consiglio. Se tutti possono raccogliere le firme, solo alcune categorie sono autorizzate ad “autenticarle”: tra queste, oltre a notai, giudici e segretari delle procure, anche sindaci, assessori, presidenti delle province, segretari comunali ma anche consiglieri comunali e provinciali. La certificazione dovrebbe avvenire in presenza, con la verifica del documento d’identità ma non sono rari i casi di esposti simili. Tutte le liste che nel 2019 sono poi entrate in consiglio, a Spinea, a sostegno o all’opposizione della maggioranza guidata dalla sindaca Martina Vesnaver (che non è coinvolta nell’inchiesta), avevano ampi margini rispetto al numero minimo di sottoscrizioni necessarie all’accettazione. Comunque si concluda l’indagine, non dovrebbe quindi cambiare l’assetto dei gruppi politici, dell’attuale consiglio comunale. Per quanto riguarda invece i 7 certificatori di lista, accusati di un reato penale, rischiano, oltre a sanzioni pecuniarie, la decadenza dal ruolo politico. Considerati i precedenti, che non sono pochi, è un’ipotesi remota: manca circa un anno e mezzo alla fine del mandato e spesso queste dispute legali si spingono fino alla Cassazione. Nel frattempo gli indagati sarebbero pronti a difendersi e si sono già rivolti ai loro avvocati.
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