Troppe spese per le elezioni. Multe salate a due candidati Chi sono e quanto dovranno sborsare

Sabato 17 Luglio 2021 di Alda Vanzan
Troppe spese per le elezioni. Multe salate a due candidati
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Renato Boraso, assessore alla Mobilità del Comune di Venezia, dovrà pagare 9.214,00 euro all'Agenzia delle Entrate come multa per aver sforato il tetto di spesa alle elezioni amministrative del settembre 2020. Anche Massimo Stefani dovrà mettere mano al portafoglio: era candidato con Fratelli d'Italia sempre a Ca' Farsetti, anche lui ha speso più del consentito e ora dovrà versare 6.344,83 euro di multan anche se non è stato eletto.

Tutto questo entro trenta giorni. A meno che gli interessati non facciano ricorso al Tribunale.


È questo l'esito dei controlli del Collegio regionale di garanzia elettorale presso la Corte d'Appello di Venezia, presieduto da Gabriella Zanon, sulle spese elettorali sostenute dieci mesi fa dai candidati alle Amministrative e alle Regionali in Veneto. Era da tempo che non si verificavano sanzioni ai candidati. Di tutti gli altri candidati che avevano avuto contestazioni, compresi il candidato governatore del centrosinistra Arturo Lorenzoni (che aveva fatto i conti basandosi sulla popolazione censita dalla Regione anziché dall'Istat) e la verde Cristina Guarda (che non aveva aperto un apposito conto corrente per le spese), sono state accolte le spiegazioni.


SOSPESI

In realtà ci sono ancora cinque posizioni sospese, riguardano candidati in Regione che non sono stati eletti: il trevigiano Stefano Busolin (Zaia Presidente), il padovano Mario Fabris (Forza Italia), il padovano Enrico Rinuncini (Veneto che Vogliamo), il veronese Giandomenico Allegri (Pd), l'ex consigliere regionale veronese Manuel Brusco (M5s). Brusco sostiene di avere mandato tutta la documentazione a Venezia («Mi scrivevano alla mail sbagliata, quella istituzionale che, non essendo stato rieletto, ovviamente non ho più»); dal Collegio fanno sapere che gli indirizzi erano giusti e che ancora non sono pervenute le carte.

SANZIONATI

Boraso e Stefani sono stati multati perché hanno speso più del consentito. La legge 96 del 2012 dice che nei comuni con popolazione superiore a 100.000 e non superiore a 500.000 abitanti, le spese per la campagna elettorale di ciascun candidato alla carica di consigliere comunale non possono superare l'importo massimo derivante dalla somma della cifra fissa di euro 12.500 e della cifra ulteriore pari al prodotto di euro 0,05 per ogni cittadino iscritto nelle liste elettorali comunali. Gli iscritti alle liste elettorali a Venezia erano 205.720, quindi il tetto era di 22.786 euro.


Boraso, che era nella lista dei fucsia Luigi Brugnaro Sindaco ed è risultato il secondo più votato con 1.034 preferenze, aveva dichiarato una spesa di 32mila euro, salvo poi spiegare di essersi sbagliato: «per una involontaria svista» aveva messo assieme il proprio rendiconto di circa 22mila euro con quello della lista Boraso Civica (circa 10mila euro) che sosteneva un candidato alla Municipalità di Favaro. Spiegazioni che non hanno convinto: Il Collegio - recita il verbale - ritiene che la documentazione prodotta non sia oggettivamente idonea a comprovare che parte dei contributi ricevuti siano stati effettivamente destinati a una campagna elettorale diversa rispetto a quella di candidato consigliere comunale». Di qui la sanzione, applicata nella misura minima: 9.214 euro.


Sanzionato anche il trevigiano Massimo Stefani che si era candidato consigliere comunale a Venezia nella lista di Giorgia Meloni. Una campagna elettorale, la sua, che aveva stupito per la quantità di mezzi impiegati, tanto da spendere 38.501,53 euro. Uno sforzo economico non ripagato dalle urne: diciassettesimo, 63 preferenze, non eletto. Quando il Collegio gli ha contestato lo sforamento del budget ha accampato «inesperienza e buona fede», stornando alcune spese. Alla fine, però, restavano sempre 6.344,83 e a tanto ammonta la multa che dovrà pagare.

Ultimo aggiornamento: 17:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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