«Spaccio, degrado e insicurezza»: i cittadini di via Piave scrivono al sindaco Brugnaro

Lunedì 14 Giugno 2021
I volontari di via Piave alla Cena di quartiere di sabato
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«Egr. Sig. Sindaco,
come cittadini di Mestre residenti e operanti nel quartiere Piave, ci rivolgiamo a Lei quale massima autorità del nostro comune, per denunciare, ancora una volta, il perdurare e il diffondersi del degrado urbano e dell’insicurezza sociale, che minano la convivenza civile in questa parte di città.

Lo spaccio di droga è un fenomeno vissuto spavaldamente e impunemente di giorno e di notte, lungo i marciapiedi, tra i passanti, agli angoli delle strade e, ultimamente, anche a domicilio.

I marciapiedi di via Piave e l’incrocio tra via Dante e via Montello rappresentano solo due luoghi paradigmatici di questo fenomeno, che si estende a macchia d’olio verso via Sernaglia, via Cappuccina, via Aleardi, Corso del Popolo, fino ad arrivare in centro.

Il consumo, un tempo più riservato e nascosto, ora avviene senza pudore ovunque e alla vista di quanti, bambini compresi, si trovano a percorrere questi luoghi. Tutto accade spesso in gruppo, dove uno aiuta l’altro a bucarsi, vive in uno stato di abbruttimento individuale ed isolamento sociale: esseri umani, per lo più giovani, che trascorrono il tempo vaganti o accasciati tra sporcizia ed escrementi, in condizioni sanitarie precarie. E ancora vanno segnalate le risse, i vandalismi, gli schiamazzi, in un clima di perdurante violenza.

Il quartiere Piave vive poi un’altra specificità: la fragile coesione sociale dovuta al disequilibrio generazionale e alla forte concentrazione di cittadini immigrati. I risultati di questa combinazione sono inquietudine, paura, senso di abbandono, sfiducia. Sebbene siamo consapevoli che in ogni città si verificano fenomeni simili, tuttavia non possiamo accettare passivamente un così basso livello di qualità della vita.

Il nostro quartiere vive un’abnorme concentrazione di degrado sociale, in forme non più tollerabili.
Non ci piace descrivere in termini tanto negativi il quartiere in cui viviamo. Anzi, è per noi controproducente, perché finisce per confermare il luogo comune che vede Via Piave come un’area senza speranza. Etichetta infamante e indelebile, spesso amplificata dai mezzi d’informazione, dai social e da quanti attraversano la zona, di chi ci lavora o pernotta per turismo essendo con la stazione una delle porte principali alla città.

Sig. Sindaco. Siamo entrati oramai al settimo anno della Sua amministrazione.

Lei è stato eletto anche sull’onda di una corale richiesta di sicurezza e, in più occasioni, ha affermato che la responsa-bilità del degrado era imputabile alle cattive amministrazioni precedenti e che avrebbe posto fine ai disagi denunciati. Da subito, infatti, ha puntato tutto sull’aspetto sicuritario: più vigili, più mezzi, più dotazioni, più pattugliamenti.

E allora perché ci ritroviamo in questa terribile condizione sociale? Non lo diciamo solo noi. Lo dicono addirittura alcune forze politiche presenti nella sua Giunta Comunale, tanto attive da organizzare un presidio ai giardini di via Piave per invocare sicurezza. Lo dicono esponenti del suo raggruppamento, argomentando che poco si può fare perché che la situazione è complessa. Ma allora, quando si prometteva la soluzione dei problemi in campagna elettorale, non si era a conoscenza della complessità del fenomeno?

Sig. Sindaco, il Quartiere, stanco di essere usato per propaganda partitica, invoca risultati!

Forse puntare tutto sull’aspetto sicuritario non basta. Emblematico il blitz che tre anni fa ha liberato dallo spaccio via Monte San Michele ma l'ha di conseguenza spalmato sul resto del quartiere.

Forse servono meno azioni spettacolari e più paziente monitoraggio, volto a prevenire, ridurre il danno, intervenire sulle cause, recuperare dove possibile. Ci ripugna il pensiero che per esseri umani, pur fragili e sviati, non ci sia altro da fare che attendere di trovarli esanimi in un angolo.

Forse servono interventi coordinati tra tutti i soggetti che incrociano il problema: servizi sociali, servizi sanitari, professionisti del settore, cittadinanza attiva e rigenerazione urbana.

Forse un presidio fisso di polizia municipale in via Piave, con agenti dedicati che conoscano la zona, i suoi abitanti, le sue attività commerciali e sociali, riconosciuti dai residenti, non sarà risolutivo ma può aiutare assieme ad altre azioni di recupero.

Sig. Sindaco, Lei ora ha rivolto il Suo interesse alla scena politica nazionale. Un Suo diritto. Ma, fintanto che sarà la massima autorità del nostro comune, ha il dovere di ascoltare il grido che viene dai suoi amministrati e trovare le opportune risposte e da parte nostra troverà la massima disponibilità e collaborazione per migliorare assieme la nostra città.»

Gruppo di Lavoro via Piave Mestre

Ultimo aggiornamento: 20 Giugno, 13:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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