«Gli altri ci fanno paura perché sono come noi»

Domenica 20 Giugno 2021 di Adriano Favaro
Gianluca Briguglia, professore di Storia delle dottrine politiche all'Università di Venezia

LA RIFLESSIONE
«Gli altri ci fanno paura perché sono come noi». Per questo bisogna capire un po' meglio l'uomo politico che siamo. E magari trovarne anche le radici. «Che quelle della politica, anche attuale, si trovano in tutti i tempi, spesso nel Medioevo, periodo che non conosciamo ancora a sufficienza». Così Gianluca Briguglia - professore di Storia delle dottrine politiche all'Università di Venezia, già direttore della Facoltà di Filosofia dell'Università di Strasburgo - ha prodotto, sulla scia di un podcast (storielibere.fm) un'opera che ri-costruisce le radici del nostro pensiero politico cercandole in un mondo lontano: Bestiario politico -La storia della politica tra mito e realtà per capire meglio il mondo di oggi. (HarperCollins Milano 288 pagine, 18).


Il Medioevo ha creato basi culturali sulle quali ora operiamo.
«C'è una specie di oblio del Medioevo, spiegabile anche dai cliché forniti dal cristianesimo e dai secoli bui.

A volte è vero che sia quella cosa letta nei romanzi e nei film: ma guardando bene il Medioevo è origine di tanti fenomeni e della nostra cultura. E a volte quelle medievali sono le stesse paure consapevolezze e attese che abbiamo noi in forme diverse: se il Medioevo parla del pericolo della nostra disumanità allora si citano i cinocefali, uomini con la testa da cane».


Sant'Agostino sostiene che gli altri ci fanno paura perché sono come noi. Siamo uomini-bestie.
«Dentro di noi ci sono delle cose che ci impauriscono, però tendiamo a proiettarle sugli altri, che sono lo specchio nostro, anche mostruoso. Agostino uomo sul limitare del Medioevo - ha sguardo inclusivo e dice: può essere che ci siano esseri mostruosi da qualche parte della terra. Però se derivano da Adamo sono esseri umani anche loro, cerca una comune umanità. Hanno diritto anche loro alla Salvezza».


Umanità fatta sempre di doppi, paura, attese e speranze.
«Già ora ci sono quelli che dicono: restiamo umani. Però che vuol dire? Nell'ottica medievale umano vuol dire stare attenti perché siamo anche bestiali. L'essere umano integra aspetti paurosi e spaventosi da addomesticare ben sapendo che potrebbero scatenarsi da una momento all'altro».


La contemporaneità sembra a volte aver eliminato la consapevolezza dell'umano-bestiale? Basta vedere come noi guardiamo quelli che vengono da distante.
«Questo è accaduto sempre. Noi siamo caduti in una specie di malinteso illuministico secondo cui la ragione domina (valido anche per gli antichi) ma resta anche vero che ad esempio, la filosofia politica moderna nasce col grande tema della paura posto da Thomas Hobbes (ogni uomo è lupo per l'altro uomo) che intitola il suo libro più importane al mostro gigante biblico, Leviatano (1651). Ci fa capire che possono cambiare, immagini, metafore e pregiudizi ma l'essere umano ha limiti».


E ci portiamo dietro anche la caduta, il peccato originale.
«È il grande elemento dell'Occidente la caduta nel peccato originale. Gli autori medievali dicono che esiste un male che è costituito, originale: non solo per la cronologia ma per il concetto, esiste sempre il peccato originale. Se è così vuol dire che noi siamo dentro il perimetro del peccato: allora possiamo solo trovare rimedi che ci mettono al riparo dalla nostra libidine del dominio (come la chiamano nel Medioevo) ma anche da quella degli altri».


Possiamo dire che in terra non c'è salvezza?
«Agostino crede che la salvezza esista con l'arrivo di Cristo. Antropologicamente ci troviamo di fronte al fatto che non c'è una salvezza bensì siamo tutti responsabili di un equilibrio precario che va ricostruito ogni volta».


E c'è la presenza del concetto di schiavitù ingombrante per l'umanità.
«I cristiani come nessun medievale potevano dire che uno possa essere schiavo per natura; magari per debiti, cattura in guerra e altro poteva esistere sì una sudditanza legalizzata. I greci con Aristotele dicono invece che essendo diversi per natura si può essere anche schiavi. Che la democrazia cominci con la Grecia è vero: ma se andiamo a vedere che tipo di democrazia sia è qualcosa di diverso da quella che noi intendiamo».


Che significa essere umani: una volta gli altri erano i cinocefali, adesso?
«Ora come allora i cinocefali siamo noi. Allora erano popolazioni fantastiche anche se i medievali dicevano di loro: sono orribili mostruosi, ululano uccidono però in fondo sono solo fisicamente diversi da noi, cosa che non accadeva per i pigmei: che non parlavano e non organizzano cose molto umane come la guerra».


Anche il Rinascimento è stato violentissimo, durissimo.
«Nel Rinascimento abbiamo un'idea particolare. Cosimo il Vecchio, fondatore dei Medici, non era molto diverso dal protagonista del film Il Padrino. Non esisteva un'idea di Stato bensì di rapporto tra famiglie, poteri, oligarchie. Cosimo de' Medici si inventa il Rinascimento ma in cambio vuole il dominio assoluto sui cittadini».


Parla di giganti, metafore del potere, anche moderno.
«Cito Morgante gigante stupido che distrugge, uccide, e però muore per il morso di un granchietto: il potere anche spropositato ha un punto debole. È difficile batterlo con le sue stesse armi, ma poi è fragile, Cosimo è stato un gigante perché ha letto i suoi tempi in un modo straordinario stabilendo un nesso nuovo tra potere e cultura».


Il potere-gigante utilizza sempre la cultura.
«Dal Ventennio sì, al mondo di sinistra anche. Guardiamo al ruolo degli intellettuali (diciamo di sinistra) nell'essere tali e anche nel propagare ideologie che sono forma del potere. Ma mi domando se oggi il pensiero politico dell'Occidente sia più condizionato dalle convention dei partiti o da Netflix».


Nel libro si racconta la storia di Bill Clinton che sostiene di non aver ucciso Osama Bin Laden, quando avrebbe potuto, perché quell'azione avrebbe distrutto anche la vita di 300 innocenti.
«Clinton dice che non ha ucciso perché era buono, avrebbe dovuto dire, ho sottovalutato il problema di Bin Laden; un uomo che ha causato la morte, si stima, di almeno 600 mila persone e probabilmente anche di gran parte dei 300 innocenti salvati da Clinton. Machiavelli avrebbe detto, se vuoi fare il principe-presidente devi seguire un altro livello di condotta. Forse Clinton, con quella decisione morale e umana, una decisione che molti di noi (io tra quelli) avrebbero preso, non è stato per nulla un buon principe».

Ultimo aggiornamento: 11:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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