Soccorso al gommone indagato anche Beppe Caccia

Martedì 14 Maggio 2019 di Angela Pederiva
Soccorso al gommone indagato anche Beppe Caccia
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VENEZIA - Non solo Luca Casarini: anche Beppe Caccia è indagato per la nave Mare Jonio. Gli episodi sono diversi, ma l'ipotesi di reato è sempre la stessa, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina (con l'aggiunta di due violazioni minori al codice della navigazione). L'iscrizione sul registro della Procura di Agrigento è stata notificata ieri pomeriggio all'ex assessore comunale di Venezia, nell'ambito dell'inchiesta sul soccorso prestato nella notte fra il 9 e il 10 maggio dall'organizzazione non governativa Mediterranea Saving Humans, a un barcone su cui erano stipati 30 migranti al largo della Libia: «Sono tranquillo commenta il capo-missione perché  quell'accusa va rivolta ai signori che decidono le politiche migratorie in un terribile crescendo di terrore, non certo a noi che cerchiamo di salvare le vite umane».
LA RICOSTRUZIONESecondo la ricostruzione di Mediterranea, il salvataggio era avvenuto verso le 19.30 di giovedì, a circa 40 miglia dalle coste libiche «e dunque in acque internazionali», quando la nave aveva intercettato un'imbarcazione con a bordo anche due donne incinte e cinque minori non accompagnati, tra cui una bimba di un anno. Alle 23.24 la Mare Jonio aveva chiesto all'Italian maritime rescue coordination centre (il Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo) l'indicazione di un porto sicuro. In risposta l'Imrcc aveva inoltrato un'email del ministero dell'Interno, che disponeva di fare riferimento alle «autorità libiche». A quel punto l'Ong aveva continuato a fare rotta verso nord, tanto che poco prima delle 7 di martedì mattina era entrata nelle acque territoriali italiane, finché a 12 miglia a sud di Lampedusa era stata raggiunta da due unità della Guardia di finanza per un «controllo di polizia». Lo sbarco dei migranti era quindi avvenuto intorno alle 10.45 e tre quarti d'ora dopo il Viminale aveva annunciato alla stampa che era in corso un «sequestro di iniziativa» delle Fiamme Gialle.
IL SEQUESTROSu quel provvedimento, però, ieri è arrivato un chiarimento. Il procuratore aggiunto Salvatore Vella e il pubblico ministero Alessandra Russo hanno convalidato il sequestro, configurandolo tuttavia come «probatorio» e non come «preventivo», com'era del resto già accaduto per i fatti del 22 marzo riguardanti Casarini. «È un aspetto importante afferma Mediterranea in una nota perché la Guardia di Finanza, su input del Viminale, intendeva usare il preventivo per bloccare la Mare Jonio ed impedirgli definitivamente di reiterare il reato. La scelta della Procura invece è orientata dalla necessità di accertare i fatti e dunque di verificare attraverso un'indagine se vi sia o meno un reato. Da leggersi in questo senso anche la scelta di iscrivere nel registro degli indagati solo il comandante e il capo missione (un siciliano e Caccia, ndr.), e non l'intero equipaggio come pretendeva il Viminale». Dagli stessi ambienti giudiziari agrigentini, d'altra parte, filtra la precisazione che si tratterebbe di «un atto dovuto necessario per proseguire le indagini e accertare i fatti». 
Per questo l'ex assessore veneziano al Sociale si dice sereno: «Ci siamo messi immediatamente a disposizione dell'autorità giudiziaria, per offrire tutta la documentazione utile a ricostruire la nostra attività in generale e la dinamica del soccorso nello specifico. Come abbiamo scritto già quella notte, ribadiremo i motivi per cui non potevamo consegnare 30 persone in fuga dalla guerra alle cosiddette autorità libiche, cioè ai loro carcerieri e aguzzini. Spiegheremo che la nostra non è una presa di posizione politica, né soltanto una scelta etica che pure rivendichiamo, ma è anche una decisione presa nel pieno rispetto di tutte le normative internazionali». Una difesa che Caccia trasforma in attacco: «Il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina è un reato particolarmente grave e infamante, ma credo che dovrebbe essere contestato a chi non consente alle persone di avere canali legali per immigrare, a chi nei governi italiano ed europeo non sta predisponendo corridoi umanitari per permettere la fuga da un Paese in guerra com'è la Libia, a chi non dà possibilità ai profughi di arrivare non su pericolosi gommoni bensì con un regolare visto». 
Il capo-missione e il comandante hanno nominato come difensori il penalista Fabio Lanfranca, che già assiste Casarini e Pietro Marrone, nonché il marittimista Enrico Mordiglia. I due indagati potrebbero essere sentiti già nei prossimi giorni.
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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