MESTRE - Semaforo rosso per un'auto su cinque. O meglio, i colori che nel Comune di Venezia fermeranno migliaia di vetture fino a Euro 5 saranno paradossalmente il verde e l'arancione. Sì, perché dal primo di ottobre (fino al 30 aprile 2022 con sospensione natalizia) scatterà il blocco del traffico a seconda del livello d'allerta smog emanato dall'Arpav, e se questo dovesse battere bandiera arancio, le quattro ruote bloccate a casa non sarebbero solo le Euro 0, 1, 2 benzina e le più vecchie Euro 4 diesel (che già si fermano, a parte "benzina 2", con livello "verde", dunque senza allerta), ma pure le decisamente recenti Euro 5 diesel (prodotte fino al 2015).
Nel dettaglio, i dati Istat e Aci rivelano nel territorio comunale una presenza di Euro 0, 1, 2 e 3 pari 27.797 mila unità; le Euro 4 ammontano invece a 31.324, mentre le Euro 5 risultano 21.621, per un totale che per l'Associazione Difesa Consumatori a Mestre e Venezia costringerà appunto un'automobile su cinque a rimanere in garage, senza contare che qualora i livelli d'inquinamento raggiungessero il grado di allerta "1 arancio", le restrizioni "verdi" che riguardano la fascia oraria 8.30 - 18.30 dal lunedì al venerdì, verrebbero incrementate coinvolgendo anche il sabato e la domenica (sempre in quella fascia oraria).
Ora, non vi è dubbio che il concreto sostegno al contenimento delle sostanze inquinanti in atmosfera sia un proposito legittimo e auspicabile, come la mobilità lenta promossa dal Comune, ma le critiche per una misura che sembra colpire unicamente i cittadini al volante non mancano. L'ultimo grido di protesta si leva proprio dalla voce di Adico, che si dice pronta ad una class action contro le misure anti-smog che lederebbero i diritti degli automobilisti. «Saranno i possessori di una macchina con motore diesel a fare da capro espiatorio, il tutto per una situazione creata da un micidiale mix di fattori che non si possono certo addebitare solo al gasolio e alle vetture datate». In attesa di capire quanto queste indicazioni troveranno seguito nelle ordinanze dei sindaci, l'associazione parla di due fronti legali: un ricorso contro le ordinanze stesse o la loro impugnazione e, come detto, un'azione collettiva.
«Ancora una volta restiamo di stucco di fronte a questi provvedimenti – tuona Carlo Garofolini, presidente di Adico – Noi siamo da sempre in prima fila nelle battaglie ambientali, dato che rientrano nel nostro statuto; dunque la lotta all’inquinamento è per noi una priorità ma, lo diciamo da sempre, non è questo il modo. Non si combatte lo smog punendo sempre i soliti cittadini che in un’ottica di risparmio sempre più risicato, visto che il prezzo del gasolio continua a crescere, hanno deciso di acquistare una macchina diesel. Se poi si coinvolgono le Euro 5, si aggiunge al danno la beffa dato che stiamo parlando di vetture prodotte fino a pochi anni fa quindi molto recenti. Cosa faranno i tantissimi automobilisti che si spostano con una di queste vetture? Dovranno comprarsi un’altra macchina, magari di quelle ibride che possono costare anche 20 mila euro? Ed è giusto che paghino bollo, assicurazione, eventuale revisione, se poi devono tenere l’auto parcheggiata in garage per sette mesi? Noi non ci stiamo e ci faremo sentire».
Secondo Adico la Regione così prende in giro i cittadini. «Siamo in un territorio iper-cementificato – prosegue il presidente – zeppo di materiali inquinanti nascosti sottoterra. Un’area dove si è pensato solo a costruire strade e arterie enormi. Ma ora la colpa dell’inquinamento viene addossata solo a una categoria fra l’altro decisamente numerosa. Molte di queste famiglie che dovranno lasciare l’auto in garage sono state vittime di una crisi economica senza precedenti. E ora ecco pronta un’altra mazzata». La ricetta di Adico è semplice, suggerendo «di cambiare subito strategia per dare veramente un segnale positivo ai veneti. Basta con le politiche antinquinamento basate su divieti e restrizioni – conclude Garofolini-, è ora di passare alle politiche degli incentivi, unico modo per rinnovare finalmente il parco auto sia dei mezzi privati che di quelli pubblici».