Sissy, il mistero della sua pistola: nessuna traccia biologica sulla canna

Mercoledì 20 Marzo 2019
Sissy, il mistero della sua pistola priva di qualsiasi traccia biologica
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VENEZIA - Sulla parte finale della pistola d’ordinanza di Sissy non sono state trovate tracce biologiche. La stessa pistola che aveva sparato quel colpo diventato fatale due anni dopo. In anticipo rispetto alle date fissate, sono arrivate nei giorni scorsi sul tavolo del sostituto procuratore di Venezia, Elisabetta Spigarelli, le consulenze disposte dalla magistratura sulla pistola e sul computer di Maria Teresa Trovato Mazza, per tutti Sissy, l’agente di polizia penitenziaria in servizio al carcere femminile di Venezia, alla Giudecca, morta il 12 gennaio dopo due anni di coma dovuti ad un colpo di pistola esploso mentre si trovava in un ascensore dell’ospedale Civile di Venezia, domenica 1 novembre 2016.
 
IL GIALLO DELLA PISTOLA
Gli incartamenti che ora verranno passati al setaccio dal pm - titolare di un fascicolo per induzione al suicidio contro ignoti - parlano di grandi assenze. E per la prima volta confermano in maniera ufficiale (le consulenze sono state disposte su ordine del giudice per le indagini preliminari Barbara Lancieri) quanto era stato ventilato nei mesi scorsi. Su tutte, la mancanza delle tracce biologiche sul vivo di volata, cioè la parte ultima dell’arma. Le conclusioni sull’assenza di tracce biologiche in quel punto finale della canna della pistola sono state condivise tanto dalla biologa Luciana Caenazzo (consulente del pm) quanto dalla dottoressa Anna Barbaro, perito per conto della famiglia di Sissy Trovato Mazza. 
Una mancanza, questa, che ha aspetti capaci di lasciare aperto qualsiasi spettro d’indagine: è molto difficile infatti che nei casi di un colpo esploso a poca distanza dal corpo della vittima (come potrebbe essere quello del suicidio) non ci siano tracce biologiche della vittima all’altezza del punto in cui è fuoriuscito il proiettile. 
Lo stesso vale, però, nel caso di un’esecuzione: se qualcuno avesse sparato a Sissy dall’interno dell’ascensore dell’ospedale, sarebbe impossibile - vista la distanza ravvicinata - che sulla pistola non ci fossero sue tracce ematiche. La risposta definitiva potrebbe arrivare dalla lettura che i consulenti e la procura daranno degli esiti di alcune tracce sospette prelevate dalla pistola con dei tamponi. Tenendo ben presente però che la perizia fatta anni fa per evidenziare la presenza di Dna (l’esito era stato negativo, ndr) possa aver interferito con le ultime analisi di laboratorio. In quell’indagine infatti era stato usato un reagente, il cianoacrilato, che a contatto con tracce biologiche, potrebbe degradarle. Insomma, la pistola considerata come una delle chiavi di volta del mistero di Sissy, non era nelle condizioni ottimali per una seconda perizia.
IL COMPUTER INTEGRO
Assieme agli esiti dell’indagine tecnica sulla pistola, sono stati depositati anche quelli sul computer dell’agente originaria della provincia di Reggio Calabria. A firmarli, l’ingegner Nicola Chemello (per conto della magistratura) e il dottor Angelo La Marca, consulente di parte. Ciò che emerge da una prima lettura veloce della consulenza è che il computer della ventinovenne agente della Giudecca non è mai stato aperto da nessuno. Non ci sono state manomissioni delle viti dell’hard disk (ognuna era al proprio posto) né erano visibili tentativi di apertura dall’esterno andati, o meno, a buon fine. Il resto, sarà dato dalla valutazione e dall’analisi depositata (ma al momento top secret) sui 91 giga di file estratti dai consulenti su richiesta della stessa procura veneziana.
Nicola Munaro
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Ultimo aggiornamento: 08:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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