I sindacati: «Fenomeno molto diffuso e chi protesta perde il lavoro»

Mercoledì 7 Aprile 2021 di Elisio Trevisan
I sindacati: «Fenomeno molto diffuso e chi protesta perde il lavoro»
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MESTRE «Nello statino del mio stipendio ci sono tante voci, straordinari, permessi, incentivi... ma sono solo voci. In realtà io vengo retribuito con la paga globale, circa dieci euro all'ora che comprendono tutto, e se sto via un'ora per una vista medica li perdo, se manco un giorno perdo tutti quelli della giornata» raccontava Carmelo ad aprile del 2019 fuori dello stabilimento, seduto su un marciapiede di via delle Industrie appoggiato a un lampione della luce in pausa pranzo perché la mensa gli costava troppo.

SOLO 11 MESI DI STIPENDIO
Anche perché «la paga globale comprende proprio tutto, pure il mese all'anno che non lavoriamo perché il cantiere chiude quindici giorni a Natale e altri 15 d'estate. Comprende, nel senso che i soldi che percepiamo per undici mesi devono bastare anche per quel mese che non lavoriamo, quindi pigliamo meno di 10 euro l'ora». Passano cavi, tagliano lamiere, gli operai dell'esercito della paga globale fanno i lavori meno pregiati e più duri. «E non si rivolgono nemmeno al sindacato - commenta Stefano Boschini della Fim-Cisl -. Tra i circa 1.100 dipendenti diretti dello stabilimento di Marghera abbiamo centinaia di iscritti a tutti e tre i sindacati confederali, ma fra i 3.500 lavoratori delle imprese terze siamo bravi se ne raccogliamo un centinaio e di solito vengono a chiederci la compilazione del 730 non certo a protestare. Per cui per noi è difficile scavare su queste vicende anche se da trent'anni ormai denunciamo il fenomeno: negli anni si è evoluto, sono cambiate le modalità, ma rimane sempre un forma di elusione e di sfruttamento del lavoro. Che abbiano arrestato altri imprenditori disonesti, in definitiva, può farci solo piacere, tutto quel che ci aiuta a portare in fabbrica la legalità e l'applicazione del Contratto nazionale è benvenuto».
Il problema, però, per Michele Valentini della Fiom-Cgil è che in fabbrica è difficile portare la legalità perché «il modello produttivo che adotta Fincantieri è foriero di queste situazioni: appalti e subappalti al massimo ribasso sono un terreno di coltura. Poi è chiaro che le responsabilità penali sono sempre in capo a chi compie queste azioni e sono individuali, ma non possiamo non notare che ogni due o tre mesi viene fuori una sentenza o un'inchiesta che riguarda appalti negli stabilimenti Fincantieri». Perché i lavoratori delle centinaia di imprese dell'indotto che si occupano degli allestimenti e degli impianti delle navi da crociera non si rivolgono ai Sindacati? «E' un meccanismo che purtroppo sfugge al nostro controllo - spiega Diego Panisson, segretario Uilm -. Non si rivolgono a noi un po' perché la maggior parte sono stranieri e non conoscono i propri diritti, ma soprattutto perché altrimenti non lavoreranno da nessun'altra parte. Quello della paga globale è un fenomeno ampiamente diffuso all'interno dello stabilimento e l'omertà è forte: se uno sporge denuncia ha finito di lavorare perché le ditte si conoscono tutte tra di loro». 

FENOMENO DIFFUSO
Col piano di investimenti di Fincantieri che ha messo 150 milioni di euro per ingrandire la fabbrica entro il 2023, i lavoratori dell'indotto aumenteranno ancora di altre migliaia. «Sì e i subappalti diventeranno una catena ancora più lunga e meno controllabile - continua Panisson -.

L'ulteriore problema è che questo sistema mette a repentaglio anche le tante ditte d'appalto serie, quelle storiche e soprattutto locali che lavorano garantendo la paga sindacale ai lavoratori i quali sono pure iscritti al sindacato: per quelle imprese è sempre più difficile resistere alla concorrenza al ribasso praticata dalle ditte meno serie per le quali la paga globale, e non solo, è la normalità».

Ultimo aggiornamento: 16:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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