Picchiato perché senza mascherina.
Una reazione che non è andata giù al 45enne: l’uomo, infatti, si è scagliato contro il 30enne, sferrandogli tre pugni al volto. L’aggressione, ovviamente, ha creato il vuoto in Strada Nova: tutti i presenti sono rimasti a bocca aperta per l’epilogo violento di quella che poteva essere una banale scaramuccia. Spaventata, la ragazza che era con lui ha immediatamente chiamato i carabinieri. I militari sono arrivati sul posto insieme al personale del Suem. Il ragazzo, che aveva riportato una ferita lacero contusa allo zigomo, è stato accompagnato all’ospedale Civile per le cure. Nulla di grave, dopo alcune ore è stato dimesso. In ogni caso ora starà a lui decidere se sporgere querela nei confronti dell’uomo che l’ha picchiato: sotto ai 40 giorni di prognosi, infatti, la denuncia non può partire d’ufficio. Non è la prima volta che la questione “mascherine” finisce in rissa. È la prima volta, però, che ad avere la peggio sia chi la mascherina non la indossa: solitamente, infatti, avviene il contrario. Questo almeno negli episodi più eclatanti finora registrati: Domenica sera, un 20enne di origini messicane, militare alla caserma Ederle di Vicenza, aveva iniziato una lite con un altro giovane, in campo Santa Margherita, perché non voleva indossare la mascherina. Erano dovuti intervenire i poliziotti ma il 20enne, invece di farsi da parte e ammettere l’errore, ha pensato bene di aggredire gli agenti a pugni e far finta di tossir loro addosso: è finita con un arresto per resistenza a pubblico ufficiale. A maggio invece era toccato a un ex assessore di Preganziol, ex gallerista e consigliere d’amministrazione della Fondazione Bevilacqua La Masa, Roberto Zamberlan, finire all’ospedale. Il 65enne stava rincasando quando in bacino Orseolo aveva incrociato quattro uomini tra i 40 e i 45 anni, tre dei quali senza mascherina. Aveva chiesto che le indossassero tutti e da lì era nato un alterco divenuto aggressione quando uno dei tre si era avvicinato e aveva schiaffeggiato il sessantacinquenne. In quel caso l’uomo aveva riportato ferite decisamente più serie: venti giorni di prognosi, perforazione del timpano con una riduzione effettiva del 30% dell’udito dell’orecchio sinistro.