Il copia-incolla del giudice di Trento scarcera i contrabbandieri internazionali

Venerdì 29 Luglio 2022 di Nicola Munaro
Una "svista" del tribunale del riesame di Trento rimette in libertà i contrabbandieri

SAN STINO/ CEGGIA - Francesca Tagliapietra era stata scarcerata subito dopo l’interrogatorio di garanzia. A liberare il figlio Patrick Scarpa, 27 anni di San Stino di Livenza, e Flavio Bragato, 61 anni, nato a Ceggia ma residente in Croazia è stato invece il tribunale del Riesame di Trento, a cui aveva fatto ricorso l’avvocato Igor Zornetta, difensore di tutti e tre gli indagati portati in carcere a fine giugno con l’accusa di aver recitato un ruolo nel contrabbando internazionale di alcol, sigarette e prodotti energetici per quasi 28 milioni di tributi evasi.
 

NESSUNA VALUTAZIONE
Lapidario il Riesame che non è nemmeno entrato nel merito delle accuse contestate a Scarpa e Bragato annullando l’ordinanza di custodia cautelare per la mancanza dell’autonoma valutazione del gip, nel caso del tutto spalmato sulla richiesta fatta arrivare dalla procura tridentina.
Scrive il Riesame che l’ordinanza di custodia cautelare «è confezionata mediante la legittima tecnica redazionale del copia-incolla, ma appare privo di passaggi argomentativi idonei a segnalare che la richiesta cautelare è stata effettivamente e materialmente esaminata, nonché valutata in termini non meramente adesivi e stereotipati essendosi, il gip limitato a impiegare, a corredo delle parti incorporate (dalla richiesta della procura, ndr) mere clausole di stile senza tuttavia riferire le ragioni per cui l’atto incorporato sia stato considerato coerente rispetto alle determinazioni assunte».
Per il Riesame, che non potuto fare altro se non scarcerare i due, «si tratta di un’incorporazione totale degli atti della richiesta» e «il paragrafo del reato associativo rappresenta, quasi interamente, il risultato di un’operazione di copia-incolla». Continua poi che «i pochissimi periodi originali hanno carattere descrittivo e non valutativo» e non «possono essere giudicati compatibili con l’esercizio del dovere critico che la nozione di autonoma valutazione comprende».
 

LE ACCUSE
Secondo l’architettura di finanza e procura di Trento, Patrick Scarpa e la madre Francesca Tagliapietra erano «compartecipe al sodalizio in qualità di prestanome» di una società usata dal gruppo per i depositi fiscali.

Scarpa sa che è un rischio e in un’intercettazione lo dice: «In ordine alla sua attività di prestanome - si legge - vorrebbe garantito un guadagno minimo di 50mila euro, altrimenti afferma di non voler rischiare». A quanto si accordino non si sa, ma secondo le indagini per l’apertura di una società «intestata alla testa di legno Patrick Scarpa» della quale lui figurerà essere l’amministratore delegato, gli versano un compenso iniziale di 850 euro. Da quel momento la sua firma viene usata e imitata da altri. Prestanome di un’altra società è Francesca Tagliapietra, 53 anni, anche lei di San Stino di Livenza: di lei si parla in un’altra intercettazione quando due dei 115 indagati «temono che possa riferire dell’illecità attività al personale dell’Agenzia delle Dogane che - scrive ancora il gip di Trento - sta effettuando dei controlli» all’interno della società della quale lei è la prestanome per conto del sodalizio.

Più di manovra il ruolo di Flavio Bragato considerato un capo promotore che «si avvale della conoscenza maturata nello specifico settore criminale per individuare ditte fornitrici estere interessate alla conduzione di operazioni commerciali tese all’evasione delle accise». Era lui attraverso la creazione di depositi fiscali intestati a prestanome (come Scarpa o Tagliapietra) a pianificare numerose forniture di ingenti quantitativi di bevande alcoliche, trattando tali affari coi soci che dall’estero fungono da collegamento con le ditte fornitrici. E da lì detta le tempistiche per l’inserimento della documentazione doganale contraffatta nel sistema Emcs dell’Agenzia delle Dogane.
 

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