Con mio grande stupore ho letto sul Gazzettino una lettera di Giovanni Mozzato, proprietario del ristorante veneziano Chat Qui Rit, in cui il signore racconta, con tanto di dettagli, il mio pranzo presso il suo locale compresa la richiesta di green pass.
Racconto necessario perché, secondo il signore, nelle mie cronache dei giorni precedenti di questa piacevole esperienza non c'è traccia. Mentre vengono sottolineati solo gli episodi negativi. Come spesso succede, purtroppo, quando si parla di Venezia. Insomma, bisognerebbe stupirsi del fatto che ci siano ristoratori che rispettano le leggi vigenti ed elogiarli, perfino. Magari ringraziarli anche con un bouquet odoroso.
Il signor Mozzato del Chat Qui Rit, del tutto estraneo alla polemica di questi giorni, ha pensato bene di inviare una lettera al Gazzettino riferendo particolari sulla mia cena, addirittura tutto il menù e la scelta del vino al calice, riferendo pure le mie osservazioni sul locale e la carta dei vini. Il tutto, dice, per difendere la categoria dei ristoratori veneziani. Beh. Mi viene da dire che se questo riferire cose non vere a un giornale e calpestare la privacy dei suoi clienti è l'accoglienza di cui parla, preferisco il già narrato cenone con i russi e i due tortelli nel piatto. Che poi, a dirla tutta, nel suo ristorante i microplin al tartufo nel piatto erano sette, alla modica cifra di 37 euro. Questo l'avevo taciuto, in effetti, ma stranamente il ristoratore non se ne è lamentato».