VENEZIA - D'accordo, la Salernitana sta rimontando a tutta velocità verso una insperata salvezza in Serie A, male però non può fare chiedere un aiutino all'Altissimo. Questo deve aver pensato prima dello spareggio di giovedì scorso contro il Venezia, tanto da coinvolgere con trasporto i propri alunni, il maestro Riccardo della scuola elementare Matteo Mari di Salerno a poche ore dalla partita poi effettivamente vinta 2-1 dal team campano. Una commistione sacro-profano, o tifo-fede, che ha procurato un vero e proprio apriti cielo, con addirittura un'indagine da parte degli ispettori dell'Ufficio scolastico regionale. La richiesta dell'insegnante ai suoi giovani scolari è stata ripresa con un telefonino e, figurarsi, ha iniziato a girare di chat in chat su Whatsapp fino a sbarcare sui social network, con conseguente polverone alzato da chi non ha apprezzato o inteso la vena goliardica.
RACCOGLIMENTO
In sostanza dalla classe è stata innalzata un'Ave Maria riveduta e corretta, introdotta dall'improvvisato capopopolo con la postilla «affinché questa volta la Salernitana vinca senza farci soffrire», come poi verificatosi in campo visto che poca resistenza è riuscito ad opporre un Venezia ultimissimo e che già oggi potrebbe ritornare matematicamente in Serie B.
GLI STRASCICHI
Alla luce della imprevista manifestazione di entusiasmo e passione calcistica in classe, gli organi scolastici competenti hanno iniziato a raccogliere informazioni. Al fianco del maestro si sono già schierati i genitori appoggiando e la preside che ha apprezzato «lo sforzo di creare gruppo sostenendo la crescita di un sano fair play nelle giovani generazioni, occasione di allegria e coralità senza animosità verso l'avversario». Resta il fatto che la commistione tra fede religiosa e fede sportiva, ha suscitato più di una perplessità e mugugno. Ad ogni modo come detto i genitori, con una lettera indirizzata alla dirigente scolastica della Matteo Mari, Mirella Amato, hanno applaudito il maestro: «Lo ringraziamo per dare ai nostri figli momenti gioiosi post Covid e gli siamo vicini perché ha agito in buona fede e con finalità partecipative. I bambini si sono rallegrati con l'insegnante, la cui iniziativa è stata una forma augurale, socializzante per questo evento sentito in ogni parte della città». «Da questo la scuola dovrebbe trarre un insegnamento - prosegue la lettera- in quanto, oggi, occorre più che mai una scuola diversa per una società nuova, formativa non del passato, che è storia, ma del futuro, dell'era digitale in cui i nostri figli devono, fin d'ora, operare perché domani è già troppo tardi. Il maestro Riccardo ha trasferito ai nostri figli l'attesa e l'entusiasmo sportivo delle nostre famiglie e di tutta la città». E meno male.