Lorenzo a 21 anni diventa Gran maestro di scacchi

Lunedì 4 Ottobre 2021 di Diego Degan
Lorenzo Lodici
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CHIOGGIA - «Tra i gradi maestri del passato ammiro molto Capablanca (campione mondiale di scacchi dal 1921 al 1927 ndr): giocava le sua partite bevendo e fumando. Oggi non sarebbe più possibile. Ma era un genio».
Lorenzo Lodici è un ventunenne di Chioggia, studente di ingegneria meccanica ed è entrato, da pochi giorni, nel ristretto club dei Grandi maestri di scacchi (21 gli italiani che hanno ottenuto questo titolo), battendo il Gm albanese Erald Dervishi, al campionato italiano a squadre di Montesilvano, nella finale per il quinto posto che è andato alla sua squadra, l’Arrocco Chess Club Roma.


CHI È
Nato a Brescia, cresciuto a Chioggia, dove ha frequentato il liceo Veronese, universitario a Padova e giocatore a Roma: può sembrare insolito, ma non è così, perché i giocatori di scacchi ad un certo livello sono veri e propri atleti, contesi dai vari club e con possibilità di carriera legate alla squadra con cui giocano. L’obiettivo di Lorenzo, a questo punto, è il campionato del mondo, ma quando sarà possibile? «Non prima di due o tre anni - risponde lui - ma voglio dare priorità al completamento degli studi». La sua è stata una passione precoce: «Ho cominciato a giocare a cinque anni - racconta - mi ha insegnato mio zio, che giocava a scacchi per diletto» ma non diversa da quella di altri illustri scacchisti come il citato Capablanca che aveva iniziato a quattro.
Lorenzo si è fatto le ossa sulle scacchiere del club chioggiotto a 8-9 anni e poi è decollato: a 14 anni maestro nazionale, a 15 campione italiano under16, a 17 campione italiano under20, a 18 campione italiano assoluto e ora Grande maestro grazie alla conquista delle tre norme necessarie a conseguire il titolo: la prima, tre anni fa, come campione italiano, la seconda a luglio, qualificandosi primo (a pari merito con due Gm) agli open di Villorba e la terza, appunto, a fine settembre. «La pandemia - dice - mi ha un po’ fermato: a scacchi ci si può allenare anche da remoto, ma ho voluto privilegiare gli studi, anche se non escludo che, in futuro, gli scacchi possano diventare la mia professione». Un torneo di un certo livello, infatti, spiega Lorenzo, può fruttare sui duemila euro e poi ci sono le lezioni private. Ma chi arriva nel novero degli scacchisti più bravi al mondo può contare su compensi milionari.
Per ora Lorenzo sta con i piedi per terra anche perché per vincere, ci vuole allenamento e non solo mentale. «Un torneo è uno stress molto forte e ognuno lo affronta a modo suo. Io tra una mossa e l’altra cammino. Molti miei colleghi fanno attività fisica due o tre ore al giorno. E anche l’alimentazione va curata». Ma Lorenzo ha stima anche di giocatori come Kasparov e l’attuale campione del mondo, il norvegese Magnus Carlssen «per il loro impegno civile». 

 

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