Save, così Marchi si blinda e stoppa l'entrata ai Benetton di Atlantia

Martedì 11 Aprile 2017
L'aeroporto Marco Polo
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VENEZIA - Spunta una norma che preclude la cessione ad Atlantia del controllo dell'aeroporto di Venezia. Lo stop è contenuto nei patti parasociali firmati tra Enrico Marchi e i fondi infrastrutturali gestiti da Deutsche Asset Management e Infravia, nuovi azionisti di riferimento di Save, dopo il riassetto di Finint.
Nei documenti resi disponibili dalla società è scritto che le quote della Bidco che controllerà Save non potranno essere trasferite né a «determinati gruppi industriali» - i cui nomi compaiono in un elenco ancora non pubblicato - né ai titolari di concessioni aeroportuali con un numero di passeggeri superiore a 5 milioni l'anno. Quindi nemmeno ad Atlantia dei Benetton, che a Save aveva fatto più di un pensiero, rilevando lo scorso settembre il 21% del capitale per 174 milioni di euro e arrivando al 22,1% con la quota comprata da Fondazione Venezia.
La nuova Bidco, che avrà circa il 60% di Save, lancerà un'Opa obbligatoria sulla quota rimanente (al prezzo di 21 euro per azione). L'obiettivo di Marchi e dei due fondi esteri è anche quello di portare la società fuori da Piazza Affari: «È comune intenzione delle parti - è spiegato nel patto - realizzare il delisting di Save a seguito del perfezionamento dell'opa».
Il patto descrive anche le prerogative che garantiscono a Marchi di controllare la Bidco congiuntamente ai due fondi, nonostante detenga una quota inferiore a quella di Deutsche Am e Infravia. Il manager indicherà tre dei nove componenti del cda, che su una serie di materie dovrà deliberare con una maggioranza qualificata di sette componenti. Mentre l'assemblea, per approvare delibere di particolare rilievo, dovrà votare con il 90,1% del capitale, dando di fatto a Marchi un diritto di veto.
Garantita a Marchi la conferma alla presidenza di Save, così come a Monica Scarpa quella ad amministratore delegato della società aeroportuale.
L'accordo con i fondi è arrivato a inizio aprile dopo l'intesa firmata col socio storico Andrea De Vido che prevede l'acquisto da parte delle controllate Giovanni Marchi e Aprile del 50% che il finanziere trevigiano detiene in Finint, permettendo all'ex socio, esposto con Veneto Banca, di uscire dalla finanziaria e coprire i suoi debiti (un'ottantina di milioni). L'intesa è subordinata all'avverarsi entro il 30 luglio (prorogabile al 30 agosto 2017) di alcune condizioni sospensive pattuite nell'interesse esclusivo dell'acquirente e quindi da esso rinunciabili e del via libera delle autorità (compresa Banca d'Italia). Il secondo accordo e' stato siglato fra Marchi e i due fondi gestiti da Deutsche Asset e InfraVia Capital Partners per la cessione della partecipazione di controllo di Save a una società di nuova costituzione (BidCo) che alla fine sarà partecipata congiuntamente dai tre soggetti. Il finanziamento dell'operazione è stato organizzato da gruppo Intesa SanPaolo e Unicredit.
Nel caso le condizioni sospensive dell'accordo tra Marchi e De Vido non si avverino, spiega una nota, non si darà esecuzione agli accordi (compreso quello con i fondi) e dovrà esser dato corso ad un percorso di valorizzazione di Finint e dei suoi asset, tra cui Save, tramite uno o più processi competitivi.
Nell'ambito dell'operazione che vedrà lanciare l'Opa su Save a 21 euro per azione, Star Holdings (controllata indirettamente da Morgan Stanley Infrastructure) si e' impegnata a vendere la sua quota indiretta in Save, simultaneamente e subordinatamente al completamento dell'intera operazione.
L'accordo tra Marchi e De Vido è stato sofferto e frutto di trattative durate almeno due anni. La firma è arrivata la sera del 31 marzo grazie alla consulenza dei due legali della sede padovana dello studio Origoni, accompagnati dagli altri esperti: per Marchi Oliviero Pessi, affiancato da Intesa e Unicredit, per De Vido Paolo Gnignati, insieme a Borghesi e associati. I fondi (il francese Infravia e quello tedesco legato a Deutsche Bank) acquisiranno la quota di controllo del 60% di Save da Finint e Morgan Stanley, e a De Vido andranno circa 130 milioni in contanti e partecipazioni. Marchi in questa complessa operazione ha dovuto versare 15 milioni come caparra per garantire tutta l'architettura che lo porterà a rimanere azionista importante della nuova Marco Polo Holding, anche se con una partecipazione di minoranza che potrebbe essere di poco superiore al 10%.
In passato vi erano state offerte informali di alleanza con piena libertà sulla gestione da parte di società del gruppo Benetton come Edizione Holding o Atlantia, il ramo infrastrutturale del gruppo che è anche grande azionista di Save. Ora il passaggio della maggioranza delle azioni di fatto ha blindato Save anche se Atlantia potrebbe lanciare una contro Opa sul flottante. Oppure rimanere azionista al 22,1%, rinunciare a una lauta plusvalenza /che sarebbe comunque da dividere con i vecchi azionisti di Amber) e impedire l'uscita dal listino di Save.
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Ultimo aggiornamento: 09:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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