Imprenditore autodenuncia la mazzetta pagata: assolto dal Tribunale

Venerdì 19 Marzo 2021 di Nicola Munaro
Imprenditore autodenuncia la mazzetta pagata: assolto dal Tribunale

SANTA MARIA DI SALA Articolo 323 ter del codice penale: «Non è punibile chi (...) prima di avere notizia che nei suoi confronti sono svolte indagini» relativi a fatti di corruzione «lo denuncia volontariamente e fornisce indicazioni utili e concrete per assicurare la prova del reato e per individuare gli altri responsabili». Così ieri, di fronte al giudice dell'udienza preliminare di Venezia, Adriano Brusauro, 59 anni, imprenditore di Santa Maria di Sala, si è sentito pronunciare una sentenza di non luogo a procedere del fascicolo che lo vedeva imputato del reato di induzione indebita a dare o promettere utilità figlia di una mazzetta pagata nel maggio 2018 ad un consulente tecnico del tribunale Civile di Venezia.

La sentenza di non luogo a procedere era l'approdo che chiedevano al gup sia l'avvocato dell'imprenditore, Valentina Valenti, sia il pm veneziano Stefano Buccini. Unica la ratio: Brusauro aveva sì pagato la tangente, ma aveva avvisato subito e questo aveva permesso agli inquirenti di scoprire ogni cosa. Quella sua soffiata - diventata un'autodenuncia - ha sortito l'effetto sperato quasi tre anni dopo, con la sentenza pronunciata nella Cittadella della Giustizia di piazzale Roma.

LA VICENDA Tutto era venuto alla luce del sole a fine maggio 2018 con l'arresto, da parte della guardia di finanza, dell'architetto Anchise Rocchi, veneziano di Dorsoduro con studio al Vega di Marghera. Rocchi era stato arrestato proprio a Marghera mentre intascava una mazzetta da 3mila euro, seconda tranche di una tangente per sottostimare un terreno oggetto di pignoramento, in attesa di essere messo in vendita all'asta dal tribunale Civile nell'ambito di un procedimento di esecuzione immobiliare.

LE FIAMME GIALLE A denunciare Rocchi - che per quella mazzetta patteggerà 2 anni con la sospensione della pena - era stato lo stesso Brusauro, oggetto dell'esecuzione immobiliare. Pochi giorni prima di consegnare la busta con i 3mila euro, Brusauro si era presentato ai militari della guardia di finanza, sostenendo di aver già versato all'architetto una prima tranche di 3 mila euro e di aver ricevuto una seconda richiesta, inizialmente di 5 mila euro, poi ridotta a 3 mila: a suo dire Rocchi gli aveva promesso di sottostimare il terreno per consentirgli, tramite una testa di legno, di riacquistarlo all'asta per pochi soldi. Il primo versamento si riferisce a questa attività. Successivamente, dopo aver depositato la perizia, l'architetto si sarebbe offerto di aiutare Brusauro nella fase dell'asta, indicandogli una persona che, in incognito, avrebbe potuto concorrere all'asta per suo conto. Preoccuppato, il cinquantanovenne aveva vuotato il sacco davanti alla finanza.

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