Venezia. A Sant'Isepo il nuovo San Cassiano, il primo teatro pubblico d'opera al mondo

Mercoledì 19 Aprile 2023 di Roberta Brunetti
A Sant'Isepo il nuovo San Cassiano, il primo teatro pubblico d'opera al mondo

VENEZIA - È da quattro anni che sta cercando un sito dove riportare in vita il San Cassiano, primo teatro pubblico d'opera al mondo, aperto proprio a Venezia nel 1637.

Quattro anni in cui ha passato in rassegna luoghi più o meno nascosti della città d'acqua, collezionando rifiuti anche cocenti. A cominciare da quello dei proprietari del giardino di San Polo dove originariamente sorgeva questo gioiellino barocco, distrutto nel 1812 da Napoleone. Fino ai dinieghi/consigli della Soprintendenza, contraria all'utilizzo di spazi scoperti per contenere la crescita di nuove cubature. Ma Paul Atkin - imprenditore e musicologo inglese, con un passato da fiscalista di successo nella City - non si è arreso. E ora il suo sogno potrebbe essere è un passo dal concretizzarsi. Un possibile sito è stato individuato a Castello: il complesso degli squeri di Sant'Isepo, all'incrocio con il canale di San Pietro. Una proprietà del Comune, in "usufrutto perpetuo" alla Società di mutuo soccorso fra carpentieri e calafati, da anni in progressivo degrado. Ridottasi l'attività dello squero, oggi è più un rimessaggio di imbarcazioni, ma solo in una piccola porzione degli 800 metri quadri complessivi, per il resto fatiscenti. Per recuperare l'intera area la Società di mutuo soccorso aveva lanciato l'idea di farne un centro legato alla voga e all'artigianato tradizionale. Ma servono finanziamenti, almeno un paio di milioni, che non si trovano.

L'ITER AVVIATO

Ora la costruzione del teatro, con un investimento di una cinquantina di milioni, potrebbe essere un'alternativa di qualità in grado di coinvolgere anche un artigianato tradizionale come quello dei calafati. Per il momento il Comune ha dato una sua disponibilità di massima. Anche dalla Soprintendenza è arrivata una prima valutazione positiva. E a inizio anno la Teatro San Cassiano Group, la società creata da Atkin per l'operazione, ha depositato a Ca' Farsetti la sua manifestazione d'interesse per l'area. In attesa che l'iter si completi, dopo mesi di lavoro dietro le quinte, l'imprenditore-musicologo, da un paio d'anni trasferitosi a Venezia, ha deciso di rendere pubblico il suo progetto per spiegare la sua visione alla città. «Organizzerò presto una presentazione. Questo è un progetto che voglio portare avanti per i veneziani e con i veneziani - ci tiene a sottolineare - In questi spazi può sorgere un centro internazionale di musica barocca, in grado di attirare appassionati da tutto il mondo, ma anche aperto alla città come spazio pubblico. Un'operazione di rigenerazione urbana, che metterà al centro i veneziani, per un turismo davvero sostenibile».

UN GLOBE VENEZIANO

Pragmatico e sognatore, in questi anno Atkin ha avuto come modello il Globe Theatre di Londra e i suoi spettacoli fedeli all'originale shakespeariano. Fu proprio assistendo a una di queste rappresentazioni "storicamente consapevoli", nel teatro ricostruito come ai tempi del bardo, che l'imprenditore concepì l'idea di riportare anche l'opera barocca in quello che fu il suo primo teatro a Venezia. Succedeva più di vent'anni fa. Un decennio dopo, attorno ai 50anni, Atkin vendette la sua società per dedicarsi completamente al progetto. E in questi giorni può finalmente sfogliare i disegni del futuro teatro da costruire a Sant'Isepo, firmati proprio dall'architetto del Globe, Jon Greenfield.
Al posto dei capannoni più grandi e fatiscenti del complesso verrebbe ricostruito il piccolo teatro in muratura, con i suoi interni in legno. Copia il più possibile fedele all'originale. Un luogo intimo e magico, 405 posti in tutto, tra i 153 palchetti e le sei fila di platea. Le altre due tese più antiche dello squero verrebbero recuperate per ospitare le altre funzioni del centro. «Voglio creare un luogo aperto alla città, che ad esempio possa ospitare le scuole con laboratori teatrali dedicati - immagina Atkin - Ci saranno anche un ristorante e un caffè, anche questi aperti ai veneziani». Una struttura che a regime «potrà impiegare almeno 300 persone - calcola l'imprenditore - in buona parte nei laboratori che avranno bisogno dell'artigianato veneziano di qualità. Penso agli stessi calafati. Con la Società di mutuo soccorso avevo già avuto dei contatti. Poi ci sono state idee diverse. Ma sono convinto che alla fine arriveremo ad un accordo».

COSTI E PIANI

Atkin ha anche aggiornato il suo piano finanziario. Per ricostruire il San Cassiano serviranno 47 milioni, metà da investitori, metà dal credito. «I primi 4 li ho messo io. Ora sto trattando con le banche» spiega. Prima dovrà arrivare il via libera per il sito. Passaggio cruciale per un progetto che vuole reggersi sulle sue gambe. «Perché il San Cassiano sia un progetto efficace, deve nascere da una realtà commerciale: il suo successo avrà come conseguenza la sostenibilità di Venezia. Troppo spesso si parla di "salvare Venezia". Un'espressione che non mi piace. Bisogna invece pensare in positivo, alla Venezia futura da costruire - conclude l'imprenditore -. Il San Cassiano può diventare il fiore all'occhiello della cultura veneziana sostenibile del futuro».

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