Dalla bimba lesa durante il parto alla diagnosi sbagliata: all'Ulss 3 gli errori costano 4 milioni e mezzo in una settimana

Martedì 22 Marzo 2022
Sala operatoria (foto di repertorio)
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VENEZIA - Gli sbagli in sanità costano all'Ulss 3 Seressima 4 milioni e 400mila euro in una sola settimana. L'ultimo in ordine di tempo è il caso del pensionato del Lido che ha chiesto il risarcimento per la diagnosi sbagliata della guardia medica. Ma prima di lui c'è stata la vicenda della bimba che è rimasta lesa durante il parto a Chioggia, ai genitori è stato riconosciuto un risarcimento da 3 milioni. E anche il caso del 70enne morto all'ospedale dell'Angelo, anche in questo caso la moglie e il figlio hanno ottenuto un risarcimento da 600mila euro.

IL PENSIONATO DEL LIDO

I gravi danni sofferti da un pensionato del Lido sono da addebitarsi alla diagnosi errata formulata dalla guardia medica, con conseguente ritardo nelle cure che furono prestate al paziente. Lo ha stabilito la quarta sezione civile della Corte d'appello di Venezia ribaltando la precedente sentenza con cui il Tribunale aveva escluso la responsabilità dei sanitari. La Ulss 3 è stata quindi condannata a risarcire circa 800 mila euro ai familiari dell'uomo (nel frattempo è deceduto) assistiti dagli avvocati Augusto Palese e Paolo Vianello .
I fatti risalgono a 12 anni fa: la sera del 6 dicembre del 2009 un settantenne del Lido aveva richiesto l'intervento della guardia medica a causa di un mancamento sofferto nella mattinata e per lo stato febbrile che persisteva da alcuni giorni.

Il medico lo visitò a domicilio e diagnosticò una semplice sindrome influenzale.

La sera del giorno seguente, dato il persistere della febbre unitamente ad uno stato confusionale, la moglie del pensionato chiamò il 118 e l'uomo fu ricoverato nel reparto malattie infettive dell'Ospedale Civile di Venezia, dove gli fu diagnosticata comparsa di disartria, emisindrome dx e confusione, grave infezione in corso, fibrillazione atriale, sospetto di encefalite. Le sue condizioni peggiorarono nel corso della notte e richiesero il trasferimento in rianimazione. Il ricovero proseguì fino al 24 gennaio 2010 e fu seguito da un lungo periodo di riabilitazione al San Camillo e da un intervento cardiochirurgico. All'esito del lungo iter clinico, il lidense, che prima era una persona dinamica e molto attiva, si trovò in una condizione di grave disabilità, costretto a ricorrere all'assistenza continuativa della moglie e della figlia che, per essere di aiuto al congiunto, hanno dovuto stravolgere le proprie abitudini di vita.
La sentenza della Corte d'appello potrà essere impugnata per Cassazione. (gla)

Ultimo aggiornamento: 23 Marzo, 10:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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