Prima azione collettiva contro le chiusure: la protesta in piazza San Marco

Mercoledì 28 Ottobre 2020 di Costanza Francesconi e Davide Tamiello
La protesta di ieri in Piazza San Marco a Venezia
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«Dobbiamo lavorare», gridano seduti mantenendo il metro di distanza l’uno dall’altro.

Sono una cinquantina al massimo, pochi di più delle forze dell’ordine - polizia e carabinieri - accorse per l’appuntamento, ventilato nelle ultime quarantotto ore. A dare forma e voce al coro riunitosi a San Marco alle 19 di ieri sera, un’ora dopo lo scoccare del nuovo coprifuoco di bar e ristoranti, sono gli operatori del settore. «Lavoriamo in piazza e nei dintorni, e siamo rimasti a casa», urlano. "Siamo mogli o mariti di dipendenti che non hanno più un impiego». Per la prima volta, da che è stato emanato il più recente Dpcm, si sono riuniti nel veneziano gestori e dipendenti messi al tappeto dalle ultime disposizioni di legge. Non è chiaro, però, a chi abbia fatto capo l’organizzazione dell’incontro avvenuto ieri nel cuore della città lagunare. Quanto si è appreso in proposito è che la notizia è semplicemente impazzata sui social. «Ho ricevuto le coordinate di questa manifestazione stamattina, su Facebook", racconta la dipendente di un locale in Campo San Filippo e Giacomo, a due passi dalla piazza. A unire i punti di luogo, data e ora dell’evento è poi bastata la fisiologica insofferenza di chi, esausto dal rincorrersi di decreti sempre più stringenti, non ha potuto che accorrere all’appello di fronte alla Basilica. «C’è stato un passaparola su una chat di Messenger e ci siamo ritrovati qui, per dire pacificamente la nostra opposizione al decreto», spiegano infatti i gestori del Bar Foscarini, situato ai piedi del ponte dell’Accademia. Fa riflettere notare come una sentita e condivisa volontà di protesta sia stata però di fatto orchestrata da comunicazione orfana d’autore, divulgata tramite i social, eppure recepita e assecondata dalle voci della città. Pur senza un oratore, infatti, resta che veneziani - più o meno direttamente coinvolti nell’ultima ordinanza del Governo - abbiano aperto le danze per dire no, precisando che «non si tratta di una manifestazione politica». Un volantino con il logo di Rifondazione comunista inizia a circolare infatti tra l’esigua folla. Riporta diversi punti condivisi ma anche il simbolo crea qualche disappunto. «Desideriamo rimanere uniti, indipendentemente dagli schieramenti di maggioranza e opposizione», chiariscono alcuni ristoratori. «Il punto è riavere la nostra dignità di lavoratori». È stata la prima, ma non sarà certo l’ultima delle manifestazioni di dissenso al nuovo Dpcm del Governo. Questa mattina, alle 11.30 in campo Santo Stefano, con il silenzio e la forza di una messa in scena quasi teatrale, l’Aepe (l’associazione che racchiude gli esercizi pubblici del Veneziano) apparecchierà dieci tavoli a terra, sui masegni. Attorno a quei tavoli si siederanno - sempre a terra - dei commensali vestiti di nero. «Un flash mob che rappresenta la morte dei ristoratori e degli esercizi pubblici», commenta Ernesto Pancin, segretario Aepe. A Chioggia, davanti al municipio, i commercianti manifesteranno domani, alle 20, davanti al municipio. Sempre domani, a Mestre, il personale di piscine e palestre, intorno alle 14.30, si ritroverà in centro per contestare il provvedimento. C’è chi, nel settore, si è ingegnato a modo suo: gli atleti della società di MMA di via Giustizia, ieri, si sono ritrovati per fare preparazione atletica nel piazzale della palestra (in foto in pagina III) Venerdì, invece, alle 17.30 scenderanno in piazza Ferretto i commercianti. Un’altra manifestazione, sempre di esercenti, si sta organizzando per il 3 novembre a Rialto. Il tam tam, in questo momento, è basato sul passaparola social: le convocazioni arrivano da una pagina Facebook all’altra. Anche sul litorale le rivendicazioni sono le stesse: l’appuntamento a Jesolo è per venerdì, alle 19, in piazza Kennedy. Tutte le manifestazioni (o quasi) sono state preavvisate alla questura. La polizia, al momento, non teme disordini come avvenuto nei giorni scorsi prima al sud (Napoli e Roma) e poi al nord (Milano e Torino). La speranza è a Venezia e dintorni, le proteste possano essere pacifiche e civili. Continua l’idea, intanto, di un gruppo di commercianti veneziani, di intraprendere una class action contro il governo. Non sarà, invece, l’avvocato Francesco Ghisini a portare avanti l’azione legale che, ieri, ha precisato di non essere al corrente della questione e di non essere mai stato contattato (o di aver contattato) dei ristoratori interessati a un eventuale ricorso. 

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