San Giuliano, il giallo del parco a secco: la scomparsa dei laghetti un caso politico

Martedì 26 Ottobre 2021 di Fulvio Fenzo
San Giuliano, il giallo del parco a secco: la scomparsa dei laghetti un caso politico
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MESTRE - Si muove Italia Nostra, arrivano i primi interventi dei gruppi politici.

Dopo le associazioni del parco e del polo nautico di San Giuliano che, ormai da oltre due mesi, hanno denunciato la desertificazione del laghetto e dello stagno nel cuore dell'area verde tra terraferma e laguna, il pressing nei confronti del Comune, responsabile della manutenzione di uno dei pochi gioielli ambientali di Mestre, inizia a farsi sentire. E, entro fine settimana, è previsto un sopralluogo tecnico per cercare di scoprire se esistono ancora quelle pompe che dall'inaugurazione del parco portavano l'acqua nelle due zone umide, oppure se - come invece sostiene l'attuale amministrazione - i due laghetti vengono alimentati solo dalla pioggia.


APPELLI E DENUNCE

Il circolo veneziano di Italia Nostra ha pubblicato nelle scorse ore un post che non lascia spazio ad interpretazioni: «Non si può aspettare la pioggia! Il Parco di San Giuliano, ideato ancora nel 1990 con il concorso di progettazione vinto dall'architetto Di Mambro, voleva rappresentare una politica di conservazione e salvaguardia dell'habitat lagunare, in grado di invertire i processi di degrado dei patrimoni naturali esistenti sul bordo lagunare. Ma la realtà appare molto diversa, con tante criticità, evidenziate anche dalle varie associazioni, in primis quella degli Amici del Parco di San Giuliano». Durissimo Gianfranco Bettin, consigliere comunale di Verde Progressista, che ha già presentato un'interrogazione alla Giunta Brugnaro: «Secondo l'assessore all'Ambiente De Martin non si può fare altro che aspettare la pioggia, perché non esisterebbe un sistema di irrigazione e i laghetti non sarebbero altro che vasche di laminazione, cioé di raccolta delle acque piovane - attacca Bettin - In realtà, i laghetti sono zone umide preziose, che hanno sempre ospitato decine di specie acquatiche e di uccelli, elementi cardine dell'ecosistema previsto dal progetto originale. E, in realtà, un sistema di irrigazione e gestione delle acque del parco esiste eccome, con vasche di accumulo della capienza di 1200 metri cubi d'acqua, con tubazioni che corrono lungo oltre 18 km lineari, con una centrale di controllo e con pompe idrauliche presenti proprio nella zona del tamburello. Chiedo perciò alla Giunta una verifica urgente, strutturale e radicale, del sistema di irrigazione, un suo eventuale potenziamento e adeguamento e, dunque, un ripristino delle condizioni originali dei laghetti e, più in generale, del parco, che va tutelato da manomissioni pesanti e di cui, anzi, va ripresa rapidamente l'espansione verso Campalto». 


SOPRALLUOGO

Bettin considera inoltre un grave errore aver soppresso l'Istituzione Bosco e Grandi Parchi che si occupava della cura e della gestione di San Giuliano, del parco Albanese e del Bosco, aree verdi che sono sicuramente qualcosa di più di un semplice giardinetto. Dagli uffici comunali arriva però la conferma che qualcosa si sta muovendo: è stata infatti contattata la ditta che realizzò tutti i sottoservizi di San Giuliano e, in settimana, i tecnici saranno sul posto per ricostruire la rete di tubature che corre sotto l'erba del parco, e vedere se si possa tornare a pompare l'acqua dentro laghetto e stagno. Per capire le dimensioni, il primo misura 12.400 metri quadri e la zona umida altri cinquemila: un po' tanti per essere riempiti solo dalle piogge, e per essere stati trasformati in un deserto in quest'estate che, pur con poche precipitazioni, non è stata la più terribile degli ultimi anni.

 

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