SAN DONÀ - «Mia mamma in quella casa di riposo aveva perso la fede». La sofferenza era tale che neppure i conforti religiosi bastavano a chi era ricoverato nel reparto viola della residenza per anziani. «'Non credo più neanche in Dio perché non mi meritavo questo', era quanto mi diceva mia mamma in certi giorni quando andavo a trovarla», spiega la figlia rattristata. «Mia mamma era una persona religiosa - spiega - guai a chi le toccava la Chiesa: quando stava bene andava tutte le domeniche a messa, in gita con il prete della nostra parrocchia e in famiglia abbiamo anche un parente sacerdote». Ma nel clima che si respirava alla Monumento ai caduti, oltre a violenze indicibili, percosse, da parte di alcuni degli oss sotto inchiesta non mancavano turpiloqui e bestemmie, tanto da aggiungere disprezzo per gli ospiti e alla loro fede, che da sempre caratterizza un punto di riferimento per la comunità, soprattutto per le persone anziane.
Il parroco
«Sono indignato per quanto accaduto e come comunità cristiana siano vicini a chi ha patito questa sofferenza per molto tempo». È il commento di don Massimo Gallina, parroco del Duomo, arrivato a San Donà nel dicembre scorso, che tra i primi impegni è andato proprio a trovare gli ospiti della Monumento ai caduti, e tuttora ogni settimana si reca a distribuire la comunione agli anziani della zona che ne fanno richiesta.
«È un momento molto delicato – continua il parroco - il fatto che sia emerso quanto accaduto è importante, confido che venga alla luce tutta la verità e che la giustizia faccia il suo corso.
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