Addio a Gianca Busatto, simbolo del rugby veneziano

Domenica 6 Giugno 2021 di Lorenzo Mayer
Giancarlo Busatto morto a 54 anni

VENEZIA Un primo malore, improvviso, lo ha colpito lo scorso febbraio, mentre era in campo a insegnare rugby ai suoi ragazzi dell'under 18 del Venezia Rugby di cui era allenatore. Per Giancarlo Busatto quel primo malore, purtroppo, Non era stato una cosa passeggera: dopo qualche giorno il ricovero in ospedale, prima un infarto, poi un'ischemia. Due durissimi colpi che hanno stroncato anche un fisico possente come il suo, alto quasi due metri, stazza impegnativa. Ma non hanno spento il suo sorriso e soprattutto la testimonianza dei valori della palla ovale che ha lasciato nei suoi ragazzi, ma anche nei compagni di squadra, negli amici, con cui ha condiviso tante battaglie sportive in campo e fuori. Dopo quattro mesi trascorsi in ospedale, prima nel reparto di Rianimazione e poi in quello di Lungodegenza, Giancarlo Busatto è morto: aveva 54 anni.


L'ADDIO
Ieri si sono celebrati i funerali nella chiesa di Santa Maria Elisabetta, stracolma di amici che, per le norme anti-Covid e gli ingressi contingentati, arrivava fino all'esterno del piazzale.

Tutti si sono stretti attorno alla compagna Martina e alla famiglia. Presenti tutti i ragazzi della sua squadra, con la maglietta della società, ma anche tante famiglie dei ragazzi che ha allenato. Giancarlo Busatto, originario del Lido, viveva a Mestre, ma con l'isola aveva mantenuto una frequenza praticamente quotidiana. Allenava tra il campo dei Bacini e quello delle Quattro Fontane al Lido. E, da giocatore, era riuscito a unire la città di terra a quella di acqua, essendo stato uno degli artefici del Venezia Mestre prima in serie B e poi anche in serie A. «Aveva una cultura del rugby universale riconosciuta da tutti - ricorda commosso Daniele Resini, presidente del Venezia Rugby -, non solo per la preparazione tecnica indiscussa, ma anche per generosità, disponibilità e approccio agli altri. Incarnava a 360 gradi lo spirito e i valori del nostro sport. Era un esempio per tanti ragazzi. Gianca ci mancherà tantissimo. Da qualche settimana, purtroppo sapevamo che la situazione era molto critica. Non ci sono parole per descrivere quello che è successo. Da giocatore era il numero 8 della squadra, un numero che nel rugby basta a definirne il ruolo. In pratica il cervello della squadra, un ruolo cardine e fondamentale. La stessa importanza l'ha mantenuta da allenatore. Bastava un'occhiata, un gesto per capirsi».


IL FUNERALE
Ieri dopo la celebrazione eucaristica, presieduta da don Giancarlo Iannotta, il feretro è stato portato all'esterno della chiesa e tutti i ragazzi lo hanno circondato e salutato con l'urlo di incitamento. Un momento di saluto molto toccante da parte del suo mondo del rugby. Che poi si è dato appuntamento nella club house del sodalizio lagunare per proseguire a ricordarlo al campo da rugby delle Quattro Fontane.

 

Ultimo aggiornamento: 09:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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