Lara, incubo casa di riposo: «Ho portato via mio padre dalla Rsa, avevo notato che qualcosa non andava»

Domenica 26 Marzo 2023 di Davide De Bortoli
Dino Bagolin

SAN DONÀ -«Ho portato via mio papà dal Modulo Rosso della casa di riposo». Parole piene di dolore e indignazione quelle di Lara Bagolin, di San Donà, il cui padre Dino, a 94 anni, era stato ospite della Monumento ai Caduti dal settembre al novembre del 2021.

Lara, come altri familiari degli ospiti, è un fiume in piena nel ricordare il padre allettato, ospite nella struttura per circa due mesi. «Quando mi lamentavo mi diceva: "non protestare", mi faceva segno di stare in silenzio con il dito, aveva paura di stare là». «La casa di riposo per lui e per me è stata un'esperienza terribile continua sia per il trattamento subìto, sia per la situazione che si respirava. Nessuno poteva immaginare i fatti terribili che hanno portato la Procura a indagare, ma avevo notato e segnalato comportamenti che non ritenevo corretti».

Ma cos'era accaduto?

«Il primo giorno di degenza papà si è rotto un braccio - continua - Alle 21 circa ricevo una telefonata, un'operatrice con accento dell'Est farfuglia "tuo papà caduto... ospedale" e le chiedo "cosa?" e mi risponde: "Non ho tempo di parlare" e butta giù. Le pare possibile? Mio fratello è corso in ospedale con il cuore in gola».

Altri familiari lamentano difficoltà nel visitare i parenti, accadeva anche a lei?

«Andavo a giorni alterni e la direzione mi faceva intendere che fosse una "concessione" spiega Nel 2021 si poteva accedere previo tampone, ma all'ingresso non ha mai visto nessuno che lo controllasse».

Suo padre si lamentava?

«Piangeva continuamente. Da giovane aveva lavorato in Africa, le lascio immaginare i problemi che aveva affrontato. Non l'avevo mai visto piangere in tutta la vita. Lo spostavano in continuazione di stanza, tre o quatto volte, e avevo intuito che non lo lasciavano a letto, dove avrebbe dovuto stare, ma lo mettevano in carrozzina, cosa che gli procurava forti dolori. Una volta uscendo un operatore mi ha avvertita: "Guardi che non lo tengono a letto"».

La misura era già colma, per cui ho chiesto che tornasse a casa prima, a novembre anziché in dicembre». A casa come stava?

«Chiedeva di continuo se poteva stare a letto, come se non ci credesse afferma la donna - Le sue condizioni erano molto peggiorate, è morto in una ventina di giorni. Avevo pensato di rivolgermi ai Carabinieri per suggerire di mettere delle telecamere, ma poi la mia famiglia mi ha frenato. Ora voglio che venga fuori la verità. Ho dovuto persino far scrivere all'avvocato per ottenere la sua cartella clinica».
 

Ultimo aggiornamento: 27 Marzo, 09:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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