Roman Polański e l'assenza alla Mostra del Cinema per il "rischio estradizione": il Tar boccia il ricorso

Mercoledì 11 Maggio 2022 di Angela Pederiva
Polaski
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VENEZIA - Roman Polański non aveva potuto ritirare, alla Mostra del cinema di Venezia nel 2019, il Gran premio della giuria per il film J'accuse: avrebbe rischiato l'arresto con la consegna agli Stati Uniti, dov'è sottoposto dal 1977 a un procedimento penale per atti sessuali con una minorenne. Tuttavia l'Italia mancata rimane un rimpianto per il regista originario della Polonia, cittadino anche della Francia e residente in Svizzera, tre Paesi che gli hanno garantito la massima protezione. L'89enne ha fatto causa al ministero della Giustizia, perché non si era pronunciato sulla sua richiesta di una «dichiarazione di esplicita garanzia di non estradizione», ma il Tar del Lazio (citando un precedente del Veneto) ha dichiarato inammissibile il suo ricorso.

AVVISO ROSSO
Polaski voleva essere sicuro di poter mettere piede in Italia senza correre il pericolo di essere estradato in California, dov'è accusato di aver drogato e violentato una ragazzina all'epoca 13enne nella villa di Jack Nicholson.

Nella sentenza pubblicata ieri, viene sostenuto che in base a un plea bargaining (accordo per cui l'imputato rinuncia a contestare l'accusa in cambio di uno sconto di pena), dopo il fatto il cineasta aveva scontato «integralmente» 42 giorni di reclusione nell'istituto penitenziario di Chino. Però nel 2005 l'Interpol aveva emesso una red notice, cioè un avviso rosso che rendeva l'arresto «giustificabile e legittimo anche in un Paese terzo rispetto al provvedimento di estradizione».

Per scongiurare questa eventualità, dopo aver dovuto mandare sua moglie Emmanuelle Seigner a ritirare il riconoscimento al Lido, l'8 febbraio 2021 Roman Polański aveva chiesto una garanzia preventiva al ministero della Giustizia, lamentando in caso contrario la lesione del suo diritto «alla libera circolazione all'interno di tutti gli Stati membri dell'Ue» e dunque «una flagrante violazione del diritto alla cittadinanza europea».

GIURISPRUDENZA
Il dicastero non aveva avviato alcun procedimento. Agli atti del contenzioso c'è una nota con cui viene rilevata «l'insussistenza dei presupposti» per farlo, in quanto gli Usa non hanno presentato all'Italia «alcuna domanda di estradizione, né alcuna richiesta di arresto provvisorio a scopo di estradizione». Il regista si era così rivolto al Tar del Lazio, chiedendogli di imporre all'ente una risposta, eventualmente anche nominando un commissario ad acta. Ma i giudici hanno ricordato che «la giurisprudenza, in casi analoghi, si è espressa nel senso dell'assenza, in linea di principio, di un obbligo di provvedere» in capo alla Pubblica amministrazione. In particolare è stato menzionato un verdetto pronunciato tre anni fa dal Tar del Veneto. Una regione in cui Polański non era mai arrivato, anche se il Tribunale sembra aprire uno spiraglio a una visita: «In assenza di richieste di estradizione il ricorrente è libero di spostarsi sul territorio dell'Unione europea, quale cittadino di uno Stato membro».

Ultimo aggiornamento: 12 Maggio, 12:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA