Pietro Longhi, pittore del quotidiano che aveva incantato Carlo Goldoni

Lunedì 3 Ottobre 2022 di Alberto Toso Fei
Pietro Longhi nel ritratto di Matteo Bergamelli

VENEZIA - Nello stesso momento storico nel quale Carlo Goldoni rivoluzionò il teatro, portando in scena le vicende della gente comune col loro carico di umanità, lui riuscì a fissare su tela i volti, le situazioni, i luoghi e le consuetudini, lasciando trasparire dai suoi dipinti l'emozione del momento, le gioie del divertimento, le vanità, oppure semplicemente il divenire della quotidianità, senza esprimere giudizi col pennello.


Se fosse nato nel secolo successivo, Pietro Longhi sarebbe stato certamente un grandissimo fotografo di strada.

Pittore insigne - lo definisce proprio Goldoni ne Le commedie, del 1755 - singolarissimo imitatore della natura che, ritrovata una originale maniera di esprimere in tela i caratteri e le passioni degli uomini, accresce prodigiosamente le glorie dell'arte della Pittura. Se Canaletto fu il grande esecutore di paesaggi puntuali, che ci restituiscono una Venezia sfolgorante e intatta nella sua morfologia, Longhi fu un cronista puntuale del costume sociale di un secolo intero.

Nacque a Venezia, il 15 novembre 1701, figlio dell'argentiere Piero Falca. Nei registri battesimali della parrocchia di Santa Margherita è indicato come Pietro Falca, e nessuno ha mai scoperto perché abbia poi voluto mutare il suo cognome in Longhi - che trasferì ai suoi figli - che iniziò a comparire solo più tardi, nei documenti relativi alla sua attività artistica.

Una attività lunghissima e proficua, che però iniziò relativamente tardi: la prima opera che gli viene attribuita con certezza è del 1732, San Pellegrino condannato al supplizio, nella quale i critici riconoscono l'influsso di Antonio Balestra (il suo primo maestro, assieme al bolognese Giuseppe Maria Crespi) e di Giovanbattista Tiepolo. Lo stesso anno, il 27 settembre, sposò Caterina Maria Rizzi nella chiesa di San Pantalon; il primogenito, Alessandro, vide la luce il 12 giugno 1733 e fu uno dei pochi figli della coppia - che ne ebbe undici - a sopravvivere. Dopo di lui solo Maddalena Anna, nata nel 1738, e Antonia Lucia, nata nel 1741, giungeranno all'età adulta.

I suoi primi soggetti sono tutti di carattere religioso e mitologico, e Longhi si dedica anche all'affresco. Oggi sui muri veneziani di quel periodo rimangono dei lacerti nella cappella della Madonna di Loreto di San Pantalon (che fu la parrocchia nella quale abitò per tutta la vita, nell'edificio che oggi porta il numero civico 3802) e la mirabolante Caduta dei giganti, che orna lo scalone monumentale di Ca' Sagredo e può essere fortunatamente ammirata in tutta la sua bellezza.
Nel 1737 si iscrisse alla Fraglia dei pittori e presto iniziò a seguire la sua natura di ritrattista di situazioni, seguendo una scia che cominciava a farsi strada in Inghilterra e in Francia, dove venivano eseguite scene galanti o di conversazione: Avendo uno spirito brillante e bizzarro - scrisse successivamente il figlio Alessandro - posesi a dipinger in certe piccole misure Civili trattenimenti, cioè Conversazioni, Riduzioni; con ischerzi d'amore, di gelosie; i quali tratti esattamente dal naturale fecero colpo. La prima scena di vita veneziana conosciuta è Il concertino, del 1741, donato alle Gallerie dell'Accademia da Girolamo Contarini nel 1838.

Da quel momento in poi seguirono decine e decine di opere che illustrano mestieri, come il cavadenti, la venditrice di fritole, il sarto, per citare nel mucchio; scene di vita familiare e domestica della nobiltà o della borghesia veneziana, da il risveglio del cavaliere a la moscacieca, lo svenimento, il gioco della pentola.
Scene dal carnevale o dai salotti, come se ne possono ammirare - a Venezia - alla pinacoteca della Fondazione Querini Stampalia e a Ca' Rezzonico, museo del Settecento Veneziano, oltre che alle già citate Gallerie dell'Accademia.

Nel 1756 fu accolto nell'Accademia veneziana di pittura e scultura, presieduta da Tiepolo, dove insegnò fino al 1780. Tra il 1763 e il 1766 diresse l'Accademia di disegno e intaglio istituita dalla famiglia Pisani; partecipò nel 1779 all'elezione all'Accademia di Antonio Canova; l'8 maggio 1785, a 84 anni, morì da mal di petto dopo dieci giorni trascorsi a letto.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci