Pierantonio Gratarol, il segretario di Staton che amò la bella vita e il gioco d'azzardo: fondò la prima loggia massonica in laguna

Lunedì 6 Settembre 2021
Illustrazione di Matteo Bergamelli
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VENEZIANO - Da “cittadino originario” raggiunse i massimi vertici amministrativi consentiti a un non nobile, fino a divenire segretario di Stato. Di fisico minuto, capelli chiari, fronte spaziosa e lineamenti sottili, le cronache contemporanee ne descrivono l'atteggiamento e il comportamento “effeminato”, accentuato da abiti costosi e ricercati, confezionati con rasi e sete variopinte, che gli attirò addosso una ilarità generale ma che non gli impedì di avere uno stuolo di amanti. Pierantonio Gratarol amò la bella vita, il gioco d'azzardo e i salotti; fondò la prima loggia massonica di Venezia della quale fu il primo maestro venerabile.

Ma proprio il suo giro mondano di amori fugaci fu causa della sua rovina, conclusasi rocambolescamente e tragicamente in Africa.

Nato a Venezia nel 1738, unico figlio di Giuseppe Gratarol e della seconda moglie Regina Lesilion, fu battezzato nella parrocchia di San Marziale come Pierantonio Andrea Giovanni. Il suo destino era in qualche modo segnato: un prozio era già stato segretario del Consiglio dei Dieci, e il padre stesso – che morì di tubercolosi quando lui aveva dodici anni, lasciandolo erede di un cospicuo patrimonio – era cancelliere ordinario. Conclusa la formazione e introdotto al mondo politico veneziano dal consulente del governo Natale Dalle Lastre, che lo aveva formato, e dal suo padrino Andrea Diedo, fu approvato alla Cancelleria dogale il 21 marzo 1752, divenendo effettivo tre anni più tardi. Dopo vent'anni di serio lavoro la svolta: il 12 marzo 1772 fu scelto come uno dei segretari del Senato, carica che lo avrebbe messo a conoscenza diretta degli affari più delicati della Serenissima.

Pur essendo integerrimo sul luogo di lavoro, Gratarol fu un assiduo frequentatore di teatri, casini da gioco, salotti alla moda; indossava abiti vistosi e si muoveva con pose studiate e una certa arroganza. Oltre al suo patrimonio, non esitò ad attingere alla dote della moglie Santina Olivieri, sposata a ventidue anni e dalla quale si era separato presto. Nel 1772 fondò la prima loggia massonica di Venezia, “L'Union”, che presiedette. L'anno successivo brigò con amici influenti e ottenne la nomina a residente presso la corte dei Savoia. Un arrivismo feroce nel quale non esitò a coinvolgere le sue conoscenze e a crearsi amanti utili ai suoi scopi.

Per aggirare le ire del potente procuratore Andrea Tron (dopo essersi messo in concorrenza con un suo protetto) non trovò di meglio che corteggiarne la giovane moglie Caterina Dolfin, donna di grande bellezza e ingegno, conquistandone i favori e l'intercessione del marito. L'ambita carica fu ottenuta, ma fu anche l'inizio della fine perché – in maniera incauta e arrogante – di lì a poco Gratarol intessé una relazione con l'attrice Teodora Ricci, a sua volta amante e protetta di Carlo Gozzi che per lei scriveva commedie adeguate all'esaltazione delle sue capacità recitative. Era il 1777: Gozzi, gelosissimo, si alleò a sua volta con Caterina Dolfin (scaricata da Gratarol) per mettere in scena al teatro di San Luca “Le droghe d’amore”, una piéce nella quale il personaggio principale – Don Adone – era una parodia talmente ridicola del segretario di Stato, che Gratarol non uscì di casa per intere settimane, perché la gente rideva di lui per strada.

Ne nacque una disputa così violenta che alla fine Gratarol, caduto in disgrazia, scappò in Germania senza alcuna autorizzazione e finì per essere bandito e vedersi confiscati tutti i beni. Si vendicò pubblicando a Stoccolma la “Narrazione apologetica”, con la quale denunciò l'esistenza a Venezia di uno Stato nello Stato: la concentrazione del potere nelle mani d'una ristretta schiera di patrizi che di fatto manipolava le decisioni dei più importanti organi della Serenissima, il Senato e il Consiglio dei Dieci.

Nel 1780 Gratarol si trasferì in Inghilterra e quatto anni più tardi raggiunse gli Stati Uniti in cerca di fortuna. Ne incontrò ben poca: nell'ottobre del 1784 Pierantonio Gratarol si imbarco con alcuni amici diretto in Brasile, ma poi proseguì verso l'India circumnavigando l'Africa. Raggiunto che fu il Madagascar, però, il capitano della nave derubò i passeggeri del carico e degli averi, abbandonandoli al loro destino. Privato di ogni bene, provato dagli stenti e da una febbre violenta, Gratarol si spense nell'ottobre del 1785.

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